Lettura del Vangelo di Marco - presentazione


ASCOLTARE SIGNIFICA DARE UN AVVENIRE ALLA PAROLA CHE CI E' CONSEGNATA (J.L. Chrétien)

Comincia oggi un appuntamento settimanale con il Vangelo di Marco che leggiamo ogni domenica del Tempo Ordinario di quest'anno liturgico.
Cercheremo di fare "esperienza di Gesù" attraverso il Vangelo più breve (solo 16 capitoli), considerato il manuale dell'apprendista discepolo o del catechista. 
Gesù non ha scritto nulla. Sappiamo che una volta ha scritto sulla sabbia,  mentre cercavano di lapidare l'adultera. Non sappiamo però che cosa avesse scritto o disegnato.Quello che è giunto fino a noi attraverso il Nuovo Testamento è la testimonianza di chi l'ha conosciuto personalmente o attraverso i racconti di chi gli è stato vicino.
Nel nostro approccio cominciamo a conoscere l'evangelista. Uno degli studiosi che ne svela l'identità è il vescovo Papia di Ierapoli, nel 140 d.C. che di Marco scrive:


« Marco, interprete di Pietro, riferì con precisione, ma disordinatamente, quanto ricordava dei detti e delle azioni compiute dal Signore. Non lo aveva infatti ascoltato di persona, e non era stato suo discepolo, ma, come ho detto, di Pietro; questi insegnava secondo le necessità, senza fare ordine nei detti del Signore. In nulla sbagliò perciò Marco nel riportarne alcuni come li ricordava. Di una sola cosa infatti si preoccupava, di non tralasciare alcunché di ciò che aveva ascoltato e di non riferire nulla di falso».(Papia, citato in Eusebio, Storia ecclesiastica, libro III, capitolo 39,15, Vol. I, p. 191)
Insomma disordinato, ma molto attendibile. In realtà, come hanno sottolineato altri studiosi, egli riporta vari episodi, a volto slegati fra loro, ma riscritti in modo da fornire una immagine precisa del protagonista, di Gesù.
Non tutti sono d'accordo sul fato che Marco non abbia conosciuto Gesù, anzi Sant'Ireneo lo individua nel giovanetto descritto negli Atti degli Apostoli capitolo 12, versetto 12 e chi nel ragazzo che fu presente all'arresto di Gesù nel Getsémani e che per la paura scappo via, tutto nudo.(Mc 14,51-52). Di Marco parla anche S. Pietro nella sua prima Lettera (Cap. 5, 13), scritta a Roma negli anni 63-64; di lui si ha traccia nel primo viaggio apostolico di San Paolo. Marco scrive per una comunità pagana, per i romani probabilmente, e quando fa riferimento al popolo ebreo si sofferma sulle usanze, spiegandole. Il suo Vangelo è scritto fra il 64 d.c. (anno in cui furono uccisi Pietro e Paolo) e il 70 d. C, (quando fu distrutto il tempio di Gerusalemme).
Marco - secondo p. Mauro Laconi op - raccontando gli eventi vissuti da Gesù durante la sua vita terrena, ha in mente non un personaggio del passato da ricordare, bensì il Cristo risorto, e vuole aiutare la comunità a riconoscerlo e ad accoglierlo nella propria vita, incontrarlo realmente, personalmente.
Solo in Marco Gesù è scattante, nervoso, si adira, si turba. Il Gesù di Marco è talmente autentico come uomo che affronta l’esistenza come un imprevisto, come capita a noi. Gesù fa delle domande, che non sono solo domande retoriche.
Se avete un'ora di tempo, potrete leggere di seguito tutto il Vangelo di Marco. Alla fine qualcosa vi avrà colpito più di un'altra e comunque avrete la senzazione di una familiarità con la figura di Gesù, che via via approfondiremo, soffermandoci su questo "Vangelo di Gesù".