Verso la solennità della B. V. Maria del Monte Carmelo (2)

La Purezza di Maria 
La visione di Maria da parte dei Carmelitani come la vergine purissima (Virgo purissima)  ha profonde radici nel passato; occasionalmente la si trova in scrittori patristici, come ad es. Sofronio di Gerusalemme. Nelle chiese orientali an­cora oggi si può trovare questo titolo  […] .Il titolo vergine purissima è ovviamente implicito in tutti gli scritti carmelita­ni riguardanti l’Immacolata Concezione. L’8 dicembre 1342, davanti alla Curia ro­mana, riunita nel nostro convento di Avignone, Richard Fitzralph, Arcives­covo di Armagh, sede primaziale della Chiesa di Irlanda, tenne un discor­so divenuto poi no­tissimo e spesso citato, nel quale affermava che i Carmelita­ni indossavano la cappa bianca in onore dell’Immacolata Concezione. È chiaro che inizialmente la pu­rità di Maria veniva considerata soprattutto nel senso della verginità, perciò, come abbia­mo visto in molti testi già citati, l’imitazione della purezza di Maria da parte dei Car­melitani avveniva principalmente attra­verso la professione del voto di castità. Non doveva però rimanere limitato a questo; ven­ne, infatti, a significare la totale ade­sione a Dio più che la semplice integrità fisi­ca.Mano a mano che la riflessione dell’Ordine sulla sua natura contempla­tiva venne a integrarsi con gli elementi della sua tradizione mariana, anche la com­prensione del titolo vergine purissima si approfondì e si ampliò.
Già nell’i­deale programmatico dell’Ordine, proposto dalla Istituzione dei primi monaci, possia­mo vedere la base di tale approfondimento: “Duplice è il fine di questa vita. Il pri­mo viene raggiunto con il nostro sforzo, con l’esercizio delle virtù e con l’aiuto della grazia divina: consiste nell’offrire a Dio un cuore santo e puri­ficato da ogni macchia di peccato … Il secondo fine viene conseguito da noi per puro dono divi­no: è quello di gustare alquanto nel cuore e di sperimentare nel­l’animo la poten­za della presenza divina e la dolcezza della gloria celeste, non soltanto dopo la morte, ma anche in questa vita”.Maria può facilmente essere vista come modello di entrambi questi fini di vita. Progressivamente la purità viene ad essere concepita in termini di pu­rezza di cuore. Vediamo così san Giovanni della Croce parlare delle condizioni necessarie per il raggiungimento della suprema unione divina: “Non si può giungere a tale unione senza grande purezza e questa non si ottiene senza grande spogliamento di ogni cosa creata e senza una viva mortificazione”.Anche altrove san Giovanni della Croce parla della purezza spirituale, della purezza del cuore, della purezza delle potenze dell’anima, della purezza dello spiri­to, ecc. . In un passaggio riguardante la purificazione e quindi la purità richiesta per una profonda intimità con Dio, parlando di Maria, egli scrive: “tale fu la pre­ghiera e l’azione della gloriosissima Vergine nostra Signora, la quale, essendo stata innalzata sin dal principio a questo alto stato, non ebbe mai impressa nel­l’anima sua alcuna forma di creature che la muovesse ad operare, ma sempre la sua mozione fu dallo Spirito Santo”. […]

 C. O'Donnel, La vergine purissima in Maria, Madre e Sorella. Uno studio sull’eredità spiri­tuale dell’Ordine Carmelitano