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Dipinto a olio di p. Enzo Caiffa ocd |
La sua fu una vocazione giovane (già nel 1894 fece voto di verginità), ma la mamma si oppose a lungo al suo ingresso in clausura e quindi benché avesse chiara in sé la chiamata al Carmelo, Elisabetta aspettò chiedendo al Signore di potersi santificare nel mondo:
“Che questo mondo non m’impedisca d’andare a lui, e le futilità terrene non mi seducano, né mi ritardino il cammino”.
Viaggiava, seguiva la propria passione per la musica, per il pianoforte partecipando anche a concorsi e desiderando ardentemente di primeggiare eppure Dio lavora in lei e piano piano anche la voglia di essere la più brava e di essere apprezzata per questo diminuì fino a scomparire. Avrebbe suonato per Dio, avrebbe ballato per lui alle feste a cui era costretta a partecipare. Il suo cuore era sempre più distante dallo sfarzo, dagli apprezzamenti, dalla competitività. La mamma non poteva non accorgersi di questo.
Si dice che per vocazione e missione la vita carmelitana è vita di preghiera e di unione con Dio, deve essere un continuo spogliarsi di tutto ciò che ostacola il desiderio di Dio di riversare il suo amore in noi.
Teniamo presente questi elementi: preghiera, unione con Dio, Amore di Dio che riempie la nostra anima
fino a farne la sua dimora.
Fedeltà alla Regola
Quanto l’amo questa regola che è la forma di santità che Egli brama da me. Che m’importa allora il genere di occupazione nel quale egli mi vuole? Stando Egli sempre con me, l’orazione e il cuore a cuore non debbono mai finire. Io lo sento così vivo nell’anima mia!Ricerca dell’intimità con Dio
Per trovarlo dentro di me, basta che io mi raccolga, ed è questo che che forma tutta la mia felicità. Egli mi ha messo in cuore una sete di infinito, un tale bisogno di amore, che Egli solamente può saziare. Vado perciò a Lui, come un bambino alla madre, affinché mi riempia e tutta mi invada, perché mi prenda e mi porti fra le braccia.
e anche
Amo tanto questo mistero che un pio autore ha chiamato "la discesa dell'amore" e penso che nella contemplazione di esso S. Paolo ha potuto dire: "Dio ci ha troppo amato...(Lettera 219).
L’esercizio del distacco
Ecco alcuni stralci:
Anche quando si è contrariati, si può essere ugualmente felici. Bisogna sempre guardare al buon Dio. Agl'inizi bisogna fare degli sforzi poiché si sente tutto ribollire in sé, ma lentamente, a forza di pazienza e con l'aiuto del buon Dio, si viene a capo di tutto (Lettera 123).
Com'è difficile sopportare i differenti caratteri! Un santo l'ha chiamato il fiore della carità. D'ora innanzi, o mio Gesù, non uscirà dalla mia bocca una parola contraria al prossimo; lo scuserò sempre, e, ingiustamente accusata, penserò a Voi, e saprò tutto sopportare senza lamentarmi (Poesia 49).
Fiducia e Abbandono in Dio:
Se leggiamo la preghiera Elevazione alla SS. Trinità che Elisabetta scrisse a 24 anni, due anni prima di morire - a causa del morbo di Addinson - ritroviamo tutti i temi della spiritualità carmelitana.
"Mi sembra che l'anima più debole, perfino la più colpevole, sia quella che ha più motivi per sperare e che l'atto che ella compie per dimenticarsi e gettarsi nelle braccia di Dio lo glorifichi e lo riempia di gioia più di tutti i ripiegamenti su se stessa e ogni altro esame che la fa vivere con le proprie infermità, mentre essa possiede in se stessa un Salvatore che la vuole purificare in ogni momento. Non dica che questo è troppo per lei, che è troppo miserabile, perché al contrario è una ragione in più per andare verso Colui che salva. Non è guardando alla nostra miseria che saremo purificati, ma guardando a Colui che è tutto purezza e santità" (L 249).
Padre Raffele Amendolagine ocd le dedicò una dolcissima preghiera di ringraziamento
Ed ecco il monastero delle Carmelitane scalze di Digione clicca qui e come la ricorda.
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