" Nella storia della Santità del nostro Ordine carmelitano è frequente la constatazione di una presenza
dello Spirito Santo in maniere mirabili, a parte quella colomba che ritroviamo nell'iconografia di Santa Teresa ma che è emblematica di una creatura trascinata da Dio, illuminata e trasfigurata da Dio. A parte il fuoco che Giovanni della Croce portava dentro di sé e seminava fuori, anch'esso emblema dello Spirito vivificante, possiamo osservare che tanti tesori di dottrina spirituale attraverso i nostri fratelli e sorelle nella Santità segnano un dilagare dei doni dello Spirito. Pensiamo a Teresa di Gesù bambino e a Elisabetta della Trinità, dove c'è una sproporzione colossale tra i dati della povera creatura e le ricchezze di sapienza, di grazia, di virtù che queste creature, tra l'altro con una impressionante precocità, hanno manifestato e vissuto. Questo dimostra la Signoria di Dio sul tempo delle creature, ma dimostra anche la Signoria dello Spirito in queste creature le quali capiscono con la sapienza dei vecchi vivono con la prudenza degli anziani e affrettano l'eternità con lo Splendore della giovinezza" (p. Anastasio Ballestrero)Cerca nel blog
P. Anastasio "Quando il Signore chiama"
Il Signore mi ha chiamato e mi ha chiamato per sempre. Questo stupendo prodigio di amore gratuito del Signore che sceglie una creatura senza un perché, nessuno si ferma a contemplarlo abbastanza. Non ci rendiamo abbastanza conto che le nostre vocazioni non sono affidate al protagonismo delle nostre persone, ma ai dinamismi della grazia che il Signore conduce.
P. Anastasio Ballestrero
Il Carmelo, patria di anime coraggiose
Padre Anastasio Ballestrero affermava: "
Il Carmelo è la patria delle anime coraggiose. Ricordiamoci che il coraggio caratterizza la vocazione carmelitana: la Santa Madre era un'anima coraggiosa, non l'arrestava nulla. Quando si tratta di amare il Signore, di praticare la virtù, di rendere testimonianza, di pregare per la Chiesa, di zelare per il Regno di Dio. Quanto più una cosa è impossibile tanto più dobbiamo essere decisi e pronti a farla. Al Carmelo non si entra per arruolarci nel battaglione dei mediocri: si entra e si rimane per essere gli arditi del Regno di Dio ... La Santa Madre diceva ancora che non dobbiamo pretendere che l'amore di Dio, l'amicizia con Dio ci costi poco!"
Preghiera
Signore Gesù, fa’ che io lasci dilagare nel mio spirito le parole del tuo Vangelo; che io stupisca della loro soavità e mi renda conto che veramente il tuo amore e la tua misericordia sono un oceano, nel quale tutti naufraghiamo, ma per essere salvati. Signore, fa’ che la tua Parola susciti in me la quiete della tua pace e l’ebbrezza della tua beatitudine; che mi abbandoni ad essa con fiducia; che me ne lasci intridere fin nel profondo del cuore; che esse non si fermi all’orecchio e alla mente ma, per i misteriosi cammini che tu conosci, giunga nelle fibre più intime del mio essere e vi si faccia fermento di resurrezione e vita nuova. Amen (Padre Anastasio Ballestrero, servo di Dio ocd )
Meditiamo: "L'Uomo vede l'apparenza, il Signore vede il cuore" (1 Sam16,7)
Trovare nel Carmelo un senso alla propria vita
Se qualcosa ha dato alla mia vita senso e felicità è aver creduto al Signore e avergli detto di sì a occhi chiusi e averlo seguito come un discepolo che non sa dove va ma che ha la mano nella mano di Qualcuno che lo sa anche per lui.
“Il Carmelo è stato ed è la casa del mio cuore e la patria dell’anima dell’anima mia. La mia vita ha trovato nel Carmelo tutto. Tutte le energie, tutte le grazie: il mio cuore si è saziato, la mia anima non è mai stata randagia, le difficoltà della vita hanno trovato in casa sempre la soluzione e oggi che sono alla fine dei miei giorni ringrazio Dio di questo dono, ringrazio la Madonna di questa grazia e ti auguro che possa essere vero per te come lo è stato per me. La fedeltà al Carmelo è il viatico della vita”.
Il Signore chiama tutti, ma chiama me.
Chiama altri insieme a me, ma l’impegno è personale
Ballestrero e il modello di Maria
"La Madonna ascolta e fa. È il nostro modello, è il nostro tipo, è il nostro modo di essere di contemplativi di Cristo e di Dio. È il nostro modo di essere alla sequela di Gesù, Ascoltare e fare, in una specie di edizione, senza confini. Una fiducia senza limiti, un abbandono senza sosta: il mistero di Gesù Benedetto. Qui la nostra vocazione comincia a caratterizzarsi anche di più, per questa esemplarità della Madonna, alla sequela di Cristo che dà tanto senso alla nostra vita spirituale e che ci fa sentire Maria come primogenita di Dio e quindi come nostra sorella, così come fratello sentiamo Cristo".p. Anastasio Ballestrero ocd
CORSO BIBLICO. A proposito di vocazione, che cosa ci dice la Bibbia?
Insieme percorreremo il racconto biblico del Primo e Secondo Libro di Samuele, sia dal punto di vista teologico con le complesse relazioni tra progetto divino e libertà umana sia dal punto di vista antropologico con le relazioni inter-familiari, l’esercizio del potere e il riconoscimento dell’autorità carismatica.
Ottobre con p. Anastasio Ballestrero
Vi proponiamo di vivere questo mese con il servo di Dio p. Anastasio Ballestrero, carmelitano scalzo, cardinale (fu anche vescovo di Bari e successivamente di Torino). Pubblicheremo stralci tratti dagli incontri che ebbe con frati, monache e secolari, dagli appunti della sua vita.
Perché questa scelta? Leggete questo breve brano tratto da "Autoritratto di una vita":
Mancavano pochi giorni alla mia Vestizione - non avevo ancora 15 anni - e si doveva andare dal padre Provinciale che ci prendeva uno per uno. Venne da me un compagno della mia età e mi disse "Sai, vicino al tuo nome sul foglio del Provinciale ho visto scritto fra Vittorio.
Come faccio? pensai. fra Vittorio non mi piace davvero.
Il padre mi chiamò. Andai da lui e, come prima cosa, sbirciai il foglietto. Ed ora, pensai, come faccio? Mi venne in mente che da poco era morto il padre Anastasio che avrebbe dovuto essere il nostro maestro. Quando il Provinciale incominciò a parlarmi del nome, io soggiunsi: Sa io sono molto devoto del padre Anastasio, gli ho voluto tanto bene ... E poi doveva essere il nostro maestro..
Come? pensavi davvero al padre Anastasio? Davvero ti piacerebbe?
Sì mi piacerebbe tanto.
Bene bene Anastasio e poi ?
E poi una Madonna (una Madonna la volevo)
E allora: sei di Genova, starebbe bene la Madonna della guardia.
Ma siamo in ottobre, forse potrebbe stare la Madonna del Rosario. Mi piacerebbe.
Anastasio del Santissimo Rosario. Beh, vedremo.
Poi la vestizione. Pensavo: ora chissà che cosa mi pioverà addosso ... invece fu proprio "fra Anastasio del Santissimo Rosario".
Festa di Santa Teresa di Gesù Bambino
Il 30 settembre S. Teresina aprì i suoi occhi a Dio, lo vide come aveva desiderato tutta la vita.
Per pregare con tutto il Carmelo e la Chiesa
ecco la Liturgia delle Ore propria.
Clicca qui🌹
Una breve scheda su di lei:
Ultima di nove figli dei coniugi Luigi Martin e Zelia Guérin, una coppia molto devota, approdata al matrimonio dopo aver entrambi accarezzato l'idea di vivere una vita consacrata a Dio. Il cammino di santità l'hanno vissuto nel sacramento del matrimonio e nell'aver generato nove figli (quattro persi in tenera età) e donati a Dio. Il nome che fu imposto all'ultimogenita è Maria Francesca Teresa. Le altre quattro sorelle (Maria, Paolina, Leonia, Celina) saranno fondamentali nella formazione di Teresina, soprattutto dopo la morte della mamma.
- Dall'Udienza generale di papa Benedetto XVI (6 aprile 2011)
P. Ramiro illustra gli elementi importante dell'incontro di formazione
Relazione sul webinar “Aspetti psicologici e relazionali negli incontri formativi di prima conoscenza”
Il giorno 27 settembre, la Scuola – Laboratorio nazionale di formazione online dell’OCDS Italia ha organizzato un webinar sul tema: “Aspetti psicologici e relazionali negli incontri formativi di prima conoscenza”, destinato agli attuali e futuri responsabili della formazione.
Il relatore, Padre Ramiro Casale OCD, delegato generale dell’OCDS, ha trattato tre punti fondamentali: la preparazione dei formatori, le dinamiche relazionali e le modalità per concludere l’incontro formativo.
In merito al primo punto, ha affermato l’importanza della preparazione psicologica del formatore, al di là di quella contenutistica, sicuramente fondamentale; a tal fine, ha consigliato di assumere un atteggiamento cordiale e di preparare il setting dell’incontro prediligendo una disposizione circolare o a “U”, in modo che da agevolare la partecipazione di tutti i componenti del gruppo.
Per la fase preparatoria, inoltre, il relatore ha dato alcune indicazioni utili per il formatore: definire con chiarezza gli obiettivi e le strategie da adottare; predisporsi all’ascolto dell’altro con un atteggiamento di apertura; monitorare e gestire le emozioni, proprie ed altrui, per mantenere un clima sereno e fraterno; cercare di essere flessibili e di adattarsi alle situazioni che si presentano, senza attenersi a rigidi schemi.
Ha, quindi, sollecitato ad attenersi a queste indicazioni durante lo svolgimento dell’incontro, ricordando di mantenere un atteggiamento aperto ed accogliente, attento a cogliere non solo i messaggi veicolati tramite la comunicazione verbale, ma anche, se non soprattutto, quelli che vengono espressi con linguaggio del corpo (postura, gestualità, etc), il tono della voce, la mimica facciale.
Oltre ad essere accogliente ed inclusivo, soprattutto durante i primi incontri e con i nuovi ingressi, il formatore deve agire in modo autentico e sincero ed essere coerente per poter creare un ambiente che ispiri fiducia e metta i presenti a proprio agio; inoltre, deve essere sempre rispettoso del prossimo e delle diversità con cui si interfaccia, cercando di includere tutti, senza, però, mai forzare nessuno alla parola o alla condivisione; deve, inoltre, moderando i tempi dei singoli interventi.
Infine, è importante che, al termine di ogni incontro, raccolga i feedback dei partecipanti, dando il giusto rilievo anche a quelli positivi, a supporto dell’efficacia dell’intervento operato e delle strategie adottate.
A supporto del delicato ruolo svolto dal formatore/mediatore, padre Ramiro ha suggerito di ricorrere alla regolazione della respirazione, quale tecnica utile per mantenere uno stato di calma, e ha più volte ricordato di affidarsi costantemente all’azione dello Spirito, perché sia Lui ad agire e a parlare, anche per essere guidati nella gestione delle diverse situazioni, soprattutto quelle che si possono rivelare più complesse e spinose.
Per quanto riguarda le dinamiche interpersonali, padre Ramiro ha ribadito che il formatore deve mirare a creare un ambiente accogliente e sicuro; pertanto, deve cercare di mettere i partecipanti a proprio agio e dare spazio a tutti, limitando le persone più loquaci e incoraggiando le più silenziose, senza, tuttavia, forzare nessuno. Deve dare regole precise e farle rispettare, per prevenire le conflittualità; deve, ancora, superare gli stereotipi, personali ed altrui, ed evitare una comunicazione difensiva che allontana dall’altro; deve placare possibili stati d’ansia, sia dei formandi che propri. Deve, inoltre, tener presente le differenze sociali e culturali ed adeguare il proprio linguaggio agli uditori, cercando di evitare, in ogni caso, un linguaggio eccessivamente tecnico.
Infine, il relatore ha sottolineato l’importanza della creatività e del ricorso a strumenti e strategie differenti per coinvolgere i partecipanti, utilizzando immagini, schede di lavoro, strumenti digitali, lavori in coppia o piccoli gruppi, elaborati personali, etc..
In ultimo, padre Ramiro ha dato alcune importanti indicazioni per la conclusione dell’incontro formativo: chiedere il feedback dei partecipanti, annotando eventuali criticità, ma soffermandosi anche sui riscontri positivi, in particolare se inattesi. Comunicare con chiarezza i compiti, se previsti, ringraziare tutti per la loro presenza e partecipazione. Concludere, sempre, con un’autovalutazione positiva e costruttiva sul proprio operato.
G.
La Festa dell'Esaltazione della Croce
antico strumento di supplizio,
diventa uno sfolgorante simbolo
di salvezza.
L'Esaltazione della Croce è anche una festa con un particolare significato, nel Carmelo. Leggi qui
Vivere la fraternità
26 agosto: Trasverberazione del cuore di Teresa
Apriamo insieme il “Libro della Vita” di Teresa di Gesù, al capitolo 29. Dopo aver descritto il cammino di orazione percorso, la santa, infatti, si sofferma su grazie particolari, doni sovrannaturali che spesso il Signore le dona. Sono per lo più rivelazioni personali, non prodigi da raccontare per distogliere l’attenzione dall’essenziale (ricordiamo sempre che SOLO DIO BASTA). Ma nel racconto della vita e dei doni ricevuti da Dio, che la santa fa per obbedienza non si può sorvolare sull’episodio in cui il suo cuore è stato trafitto, durante un'estasi.
Ecco come la santa Madre racconta quest’esperienza nella autobiografia: “Il Signore, mentre ero in tale stato, volle alcune volte favorirmi di questa visione: vedevo vicino a me, dal lato sinistro, un angelo in forma corporea, cosa che non mi accade di vedere se non per caso raro. Benché, infatti, spesso mi si presentino angeli, non li vedo materialmente, ma come nella visione di cui ho parlato in precedenza.
In questa visione piacque al Signore che lo vedessi
così: non era grande, ma piccolo e molto bello, con il volto così acceso da
sembrare uno degli angeli molto elevati in gerarchia che pare che brucino tutti
in ardore divino: credo che siano quelli chiamati cherubini, perché i nomi non
me ridicono, ma ben vedo che nel cielo c’è tanta differenza tra angeli e
angeli, e tra l’uno e l’altro di essi, che non saprei come esprimermi. Gli
vedevo nelle mani un lungo dardo d’oro, che sulla punta di ferro mi sembrava
avesse un po’ di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel
cuore, così profondamente che mi giungeva fino alle viscere, e quando lo
estraeva sembrava portarselo via, lasciandomi tutta infiammata di grande amore
di Dio.
Il dolore della ferita era così vivo che mi faceva
emettere quei gemiti di cui ho parlato, ma era così grande la dolcezza che mi
infondeva questo enorme dolore, che non c’era da desiderarne la fine, né
l’anima poteva appagarsi d’altro che di Dio. Non è un dolore fisico, ma
spirituale, anche se il corpo non tralascia di parteciparvi un po’, anzi molto.
È un idillio così soave quello che si svolge tra
l’anima e Dio, che supplico la divina bontà di farlo provare a chi pensasse che
mento.
Teresa poi all’inizio e al termine delle seste dimore
del Castello Interiore, (II capitolo) scrive tra l’altro: “Stavo ora pensando se per caso da questo
fuoco del braciere acceso, che è il mio Dio, non si fosse staccata una
scintilla e avesse colpito l’anima in modo da farle sentire l’ardore di quel
fuoco, ma non essendo tanto forte da consumarla ed essendo così dolce, l’avesse
lasciata con quella pena prodottale nel toccarla. Ecco, a mio avviso, il
miglior paragone che son riuscita a trovare.
E anche quando dura un po’, va e viene. In conclusione, non è mai costante, e per questo non finisce mai di bruciare l’anima. Infatti, quando essa sta per accendersi, la scintilla si spegne e l’anima rimane con il desiderio di tornare a patire quel dolore amoroso che la scintilla le produce… Qui non c’è da pensare che si tratti di un effetto della stessa natura o della malinconia e nemmeno di un inganno del demonio o di illusione, perché si vede bene che è un movimento proveniente da dove abita il Signore, che è immutabile”.


L’'esperienza mistica vissuta da s. Teresa di Gesù e da lei stessa descritta nelle sue opere è ricordata dal nostro Ordine oggi, 26 agosto (Liturgia delle Ore testo proprio – per stampa A4: pdf – word)
In Italia abbiamo molte tele che rappresentano la
cosiddetta “estasi di s. Teresa”, ma quella che meglio rappresenta questo
momento da lei stessa raccontato è la scultura di Gian Lorenzo Bernini,
conservata della Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma. Ecco un video che ci
descrive l’opera.
Oggi ricordiamo Maria di Gesù Crocifisso, la piccola araba
Non serve lasciarsi incuriosire dallo straordinario e dal soprannaturale. Se qualcuno venisse e ti dicesse: ‘La beata Vergine Maria appare in un posto così’, oppure se ti dicesse ‘un’anima straordinaria si trova in questo o in quel luogo, tu non andarvi’. Se qualcuno ti dicesse ‘Ho avuto una rivelazione’, lascia perdere, perché una tale informazione non significa niente per te, non ti giova a nulla. Ciò che invece il Signore ci dice, è piuttosto: ‘tutti i vostri interessi e affetti si concentrino nella fede, nella Chiesa, nel Vangelo.
Non ci sono parole migliori per far
comprendere l'insegnamento di questa giovane carmelitana della Terra santa,
"la piccola araba", figlia spirituale di Teresa di Gesù, che fondò il
primo monastero teresiano a Betlemme. Myriam Baouardy è nata in
alta Galilea il 5 gennaio 1846 e morta a Betlemme il 26 agosto 1878.
Orfana in tenerissima età, fu affidata con il fratellino allo zio paterno.
Cominciò a comunicarsi, di nascosto dei familiari; ma con il permesso del
sacerdote. A 13 anni, lo zio trasferitosi coi ragazzi in Egitto, la promise in sposa
a un giovane, ma lei rifiutò. Fu corteggiata, allora, da un turco che era al servizio dello zio e che per liberarla dalle vessazioni del suo tutore, le propose di prenderla in moglie. Mariam si negò, spiegando che il proprio diniego dipendeva anche dal fatto che non fosse cristiano. L'uomo non si diede per vinto e le propose di diventare musulmana: "Oh mai - disse la giovane - sono figlia della Chiesa cattolica, apostolica e romana. Con la grazia di Dio, spero di perseverare fino alla morte nella mia religione, che è l'unica vera".
In preda a un moto di ira, il ragazzo turco la colpì al petto con un piede. Maria svenne e lui le si avventò addosso poi le tagliò la gola, con una scimitarra. Sembrava morta, il taglio sul collo ampio e profondo. Il suo corpo fu trascinato via e abbandonato in un luogo nascosto.
La stessa Myriam tempo dopo raccontò di aver avuto la visione del cielo in cui aveva riconosciuto anche i genitori. Ma più prodigioso fu il suo salvataggio: era stata soccorsa da una misteriosa suora che aveva curato e suturato la ferita al collo e l'aveva accudita per circa un mese e lasciata in una chiesa maronita. Myriam era convinta che quella suora vestita di azzurro, che le predisse il futuro, fosse la Madonna. La giovane ancora non era guarita e la sua cicatrice alla gola fu vista da molti. Durante un viaggio in Terra Santa, conobbe una giovane che le parlò del voto di castità e con lei decise di offrire a Dio la propria castità, pregando nel Santo Sepolcro.
Il suo ingresso al Carmelo, con l'amica suora Veronique, avvenne nel 1867 a Pau. Qui le fu dato il nome religioso di Suor Maria di Gesù Crocifisso. La vita nel Carmelo fu ricca di doni e di pene interiori. Il 21 novembre 1876 s'inaugurò il monastero di Betlemme, sulla collina di Davide. Prima di prenderne possesso, suor Maria e le consorelle pregarono nella grotta della Natività.
Il 22 agosto del 1878, mentre trasportava due secchi d’acqua per dare da bere ai muratori che lavoravano nel giardino del monastero, cadde, inciampando su una cassetta di gerani fioriti, e si ruppe un braccio in più parti. Mentre la soccorrevano mormorò: “È finita”; il giorno dopo s’era già sviluppata la cancrena, dal braccio al collo. Morì il 26 agosto, a 33 anni.
Fu beatificata da Giovanni Paolo II e
canonizzata da papa Francesco. I suoi fedeli sono in attesa della
beatificazione. Intanto negli archivi del Carmelo sono allo studio 11
libri e 3000 pagine che la riguardano e che di sicuro porteranno alla luce
nuovi aspetti della sua spiritualità e della personalità di questa umile suora
della Terra Santa. La Chiesa la ricorda il 26 agosto, mentre noi
Carmelitani Scalzi il 25 agosto, dato che l'indomani si ricorda la
Trasverberazione del cuore di Teresa di Gesù. Un fenomeno, questo, di cui fu
protagonista anche Myriam Baouardy come fu verificato dalla analisi fatte sul
suo cuore.
Portiamoci idealmente nel luogo in cui sono seppellite le sue spoglie: vedi qui e a lei, figlia di Teresa e della Terra santa affidiamo la nostra preghiera per la Pace in tutti i luoghi del mondo in cui c'è la guerra e il massacro degli innocenti.
Anniversario della proclamazione di S. Giovanni della Croce Dottore della Chiesa
San Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo, II, 7, 2.8
Festa per l'Ordine degli Scalzi: il 24 agosto 1562 fu l'inizio delle fondazioni di Teresa
Pensando a quello che avrei potuto fare
per Iddio - scrisse
infatti nel libro della Vita, Teresa - vidi che anzitutto dovevo
corrispondere ai doveri della mia vocazione religiosa, osservando la mia Regola
con ogni possibile perfezione .
La storia di questa prima grande fondazione - a cui è stato dedicato il sito è raccontata dalla stessa Teresa di Gesù nel Libro della Vita, dal capitolo 32 al capitolo 36. Confortata dalle rivelazioni private che le donava il Signore, Teresa era così guidata nella realizzazione della sua prima fondazione. Decise di organizzare tutto con un estremo rigore, con il nascondimento, la penitenza e l’orazione. Tra le novità anche una statua di Maria e una di San Giuseppe come “custodi” delle porte del monastero: una novità rispetto agli altri monasteri (Vita 32,11). Cominciarono le persecuzioni a Teresa, nel monastero dell’Incarnazione. P. Teófanes ha ricordato che Teresa procedette in segreto per poter disporre della casa dove fondare il 24 agosto del 1562 il suo primo monastero. La santa rivelò le difficoltà che dovette superare (Vita 36,9). Furono lunghi mesi si sofferenza e silenzio. Ne parlò nella Vita con molta delicatezza l’opposizione anche di alcuni suoi confessori (Vita 33,7), la mancanza di un conforto amico, il pericolo dell’Inquisizione.
Proprio nel Cammino di perfezione la santa scrisse: "Se sulla terra vi può essere il paradiso, esso è in questa casa: vita felicissima conducono infatti le anime che, disprezzando ogni propria soddisfazione, non pensano che a contentare il Signore. Ma quelle che qui cercassero altra cosa, non solo non la troverebbero, ma perderebbero tutto" (Cammino, 13,7).
L'attuale convento
de San José è nato sulle fondamenta della costruzione primitiva che fece
edificare la Santa e l'11 maggio 1968 ottenne il titolo di monumento
storico-artistico con un decreto. Un valore dovuto anche al museo
teresiano che conserva alcune opere e diverse reliquie della santa di Avila.
Il
primo novembre del 1982 il monastero fu visitato dal b. Giovanni Paolo II che
disse "Qui ad Avila, con la fondazione del monastero di san Giuseppe, a
cui sono seguite le sue altre 16 fondazioni, si è compiuto un disegno di Dio
per la vita della Chiesa. Teresa di Gesù fu lo strumento provvidenziale, la
depositaria di un nuovo carisma di vita contemplativa, che avrebbe prodotto
tanti frutti."
Oggi il Carmelo ricorda le Sante Martiri della Rivoluzione.
Oggi per noi carmelitani è festa
Buona Solennità della B. Vergine del Carmelo a tutti
La lettera di P. Ramiro che abbiamo pubblicato ieri (leggila qui) ci ha ricordato Ogni volta che guardiamo lo scapolare che portiamo, ricordiamo che siamo protetti da Colei chi è la bellezza e la dolcezza del Carmelo, e allo stesso tempo Lei ci ricorda la nostra promessa di imitarla dicendo di sì alla volontà di Dio e al Suo invito di crescere nella nostra unione con Lui e di diventare nella nostra vita degli strumenti del Suo amore e della Sua misericordia.
Infatti, "mai come in questo tempo storico la Solennità della Madonna del Carmelo che festeggeremo mercoledì 16 luglio diventa per tutti noi Secolari Carmelitani un invito pressante ad affidarci a Lei, Madre e Regina non solo del Carmelo, ma del mondo intero e ad implorare la sua protezione e la sua intercessione per un mondo in cui l’amore sembra spento e sostituito dalla violenza in tutte le sue forme e dalla guerra", come ci ha ricordato il Coordinamento ocds interprovinciale.
In preparazione alla Solennità della b. Vergine del Monte Carmelo, Madre mite
Siamo alla vigilia della Solennità della Vergine del Carmelo. L'esperienza del mistero mariano è indissolubilmente unita alla spiritualità carmelitana . Abbiamo visto che Teresa di Gesù che le si affidò appena ebbe perso la mamma altre figure carmelitane hanno dedicato a lei meditazioni e preghiere: il Beato Francesco Palau y Quer ha contemplato la Madonna come figura perfetta della Chiesa (Le mie Relazioni); Teresa di Lisieux, fu colpita dalla semplicità di Maria e del suo "cammino" attraverso gli episodi del Vangelo; S. Elisabetta della Trinità nutrì sentimenti di tenerezza verso la Vergine Maria, definendola ora "Lode di Gloria", ora "Specchio di Giustizia", oppure "Janua coeli", la porta che introduce nel mistero di Cristo e dello Spirito. Edith Stein nelle sue opere dedica splendide pagine alla Vergine, presentandola come donna, tipo perfetto della Chiesa, Madre universale nella sua cooperazione a Cristo e allo Spirito, ai piedi della Croce.
In preparazione alla Solennità della b. Vergine del Monte Carmelo. Sui passi di Maria
(da una catechesi di p. Alzinir Debastiani ocd)
Possiamo essere certi, della presenza materna e
orante di Maria nella Chiesa e nell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, finché come lei, ci doniamo al
servizio del Regno.
Edith
Stein nella sua riflessione sulla
preghiera della Chiesa, così scrisse:
“Riunita intorno alla silente Vergine orante,
la Chiesa che stava formandosi, attendeva la nuova effusione promessa dello
Spirito, che doveva vivificarla nella più intima chiarezza e nell’operosità
esterna fruttuosa” (Edith Stein, La preghiera della Chiesa).
E il magistero attuale della Chiesa ci presenta lo stile mariano
dell’attività della Chiesa, che è in consonanza con la Regola del TOC (n. 34) e le Costituzioni
dell’OCDS (n. 31).
“Vi è uno stile mariano nell’attività
evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo a Maria
torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e
dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei
deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per
sentirsi importanti. Guardando a lei scopriamo che colei che lodava Dio perché
«ha rovesciato i potenti dai troni» e «ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1,
52.53) è la stessa che assicura calore domestico alla nostra ricerca di
giustizia. È anche colei che conserva premurosamente «tutte queste cose,
meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Maria sa riconoscere le
orme dello Spirito di Dio nei grandi avvenimenti ed anche in quelli che
sembrano impercettibili. È contemplativa del mistero di Dio nel mondo, nella
storia e nella vita quotidiana di ciascuno e di tutti. È la donna orante
e lavoratrice a Nazaret, ed è anche nostra Signora della premura, colei che
parte dal suo villaggio per aiutare gli altri «senza indugio» (Lc 1,39.
Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino
verso gli altri, è ciò che fa di lei un modello ecclesiale per
l’evangelizzazione”.(EG 288).
“… come Maria, la Madre di Gesù,
«vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi
templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza,
essere segno di unità […] per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione». (FT 276).
E più avanti aggiunge il compito di vivere la fraternità aperta e
inclusiva, secondo quanto lui presenta nell’enciclica, che per i cristiani
questo:
“… cammino
di fraternità ha anche una Madre, di nome Maria. Ella ha ricevuto sotto la
Croce questa maternità universale (cfr. Gv 19,26) e la sua attenzione è rivolta non solo a Gesù ma
anche al «resto della sua discendenza» (Ap 12,17). Con la
potenza del Risorto, vuole partorire un mondo nuovo, dove tutti siamo fratelli,
dove ci sia posto per ogni scartato delle nostre società, dove risplendano la
giustizia e la pace.
Quindi
accogliamo l’invito di Elisabetta della
Trinità carmelitana scalza:
“avviciniamoci alla Vergine tutta pura, tutta
luminosa, affinché ci introduca in colui che essa penetra così profondamente, e
la nostra vita divenga così una continua comunione, tutta un moto spontaneo
verso Dio”. (Elisabetta della Trinità).
Accogliamo
anche il pressante invito del B. Tito
Bradsma carmelitano:
“Noi
dobbiamo cercare di somigliare a Maria, soprattutto perché riconosciamo la sua
perfezione come la più alta che una creatura per grazia di Dio ha mai potuto
raggiungere… la nostra devozione a Maria deve tendere a fare di noi quasi delle
altre ‘Madri di Dio’, di modo che Dio sia concepito anche in noi e generato da
noi”. (B. Tito Bradsma).
Infine e per
concludere, accogliamo questa esortazione della Santa Madre Teresa di Gesù:
"Imitate Maria e considerate quale debba
essere la grandezza di questa Signora e il beneficio di averla per Patrona"
(Castello interiore, III, 1,3).
Salve, Madre della luce: Vergine che hai generato il Cristo e sei divenuta
l'immagine della Chiesa madre. Fa che contemplando la tua bellezza con gli
occhi del tuo Amatissimo Figlio, ti teniamo come modello e Madre; forma in noi
in quella docilità alla grazia, finché scopriamo che anche noi siamo dei figli
amati, templi viventi dello Spirito Santo, rigenerati a vita nuova nel
Battesimo e chiamati alla libertà dell’amore che si dona nel servizio del
Regno. AMEN.
In preparazione alla Solennità della b. Vergine del Monte Carmelo. Il S. Rosario recitato da Teresa di Los Andes