Festa di Santa Elisabetta della Trinità

 

Oggi, 8 novembre tutto il Carmelo e la Chiesa insieme celebrano la festa di S. Elisabetta della Trinità, giovane monaca carmelitana scalza vissuta dal 1880 al 1906.
I nostri santi non sono solo splendide espressioni della Spiritualità che incarnano, non solo danno voce alle nostre preghiere. C'insegnano ad apprezzare tante cose della nostra vita e guardarle alla luce di Dio. Niente è casuale per chi crede. Fin dalla nascita. 
Elisabetta nasce il 18 luglio a Camp d'Avor (Burges) sette anni anni dopo la famiglia Catez si trasferisce a Digione. Lì c'è un monastero di carmelitane scalze. Un giorno la Priora incontra la vivace Elisabetta. Le chiede come si chiama e le svela: Sai il significato del tuo nome? "Casa di Dio". Da allora la sua vita interiore cambia. Si apre al cielo.

Le prime cose a cui Elisabetta presta attenzione e che le fanno scoprire la presenza di Dio nella sua vita sono il significato del suo nome - Casa di Dio - e due date - quella della nascita di Domenica e quella del Battesimo che la mette sotto la protezione di Maria Maddalena. Ne approfondisce  interiormente il significato. Un anno prima di morire scriverà a un sacerdote: «Domani è la festa di S. Maddalena, della quale l’Eterna Verità disse: «Ella ha molto amato». È festa anche per la mia anima, perché celebro l’anniversario del mio Battesimo… Le chiedo davvero di consacrarmi a Lui domani nella Santa Messa,… affinché io non viva che per amarLo con una passione sempre crescente, fino a quella felice unità alla quale Dio ci ha predestinati nel suo volere eterno, immutabile» (L 204).
Il suo sogno: essere la sposa di Cristo. Ce ne parla p. Emilio Martinez.






Ci ha lasciato una preghiera bellissima che è un po' la sintesi della vocazione carmelitana:

Mio Dio, Trinità che adoro, aiutatemi a dimenticarmi interamente, per fissarmi in voi, immobile e quieta come se la mia anima fosse già nell’eternità; che nulla possa turbare la mia pace o farmi uscire da voi, mio immutabile Bene, ma che ogni istante mi porti più addentro nella profondità del vostro mistero.
Pacificate la mia anima,
fatene il vostro cielo, la vostra dimora preferita e il luogo del riposo;
che io non vi lasci mai solo, ma sia là tutta quanta, tutta desta nella mia fede,
tutta in adorazione, tutta abbandonata alla vostra azione creatrice.
O mio amato Cristo, crocifisso per amore,vorrei essere una sposa del vostro Cuore; vorrei coprirvi di gloria e vi chiedo di rivestirmi di Voi stesso, di immedesimare la mia anima con tutti i movimenti della vostra Anima, di sommergermi, d’invadermi, di sostituirvi a me, affinché la mia vita non sia che un’irradiazione della vostra vita. Venite nella mia anima come Adoratore, come Riparatore e come Salvatore.
 O Verbo Eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarvi; voglio farmi tutta docilità per imparare tutto da voi. Poi, attraverso tutte le notti, tutti i vuoti, tutte le impotenze, voglio fissare sempre Voi e restare sotto la vostra grande luce. 
 O mio Astro amato, incantatemi, perché non possa più uscire dallo splendore dei vostri raggi.
 O Fuoco consumatore, Spirito d’amore, scendete sopra di me, affinché si faccia della mia anima come un’incarnazione del Verbo, ed io sia per Lui un’aggiunta d’umanità nella quale Egli rinnovi tutto il suo mistero. E Voi, o Padre, chinatevi sulla vostra piccola creatura, copritela con la vostra ombra, e non guardate in lei che il Diletto nel quale avete riposto tutte le vostre compiacenze.
 O miei TRE, mio Tutto, mia Beatitudine, Solitudine infinita, Immensità in cui mi perdo, mi consegno a Voi come una preda. Seppellitevi in me, perché io mi seppellisca in Voi, in attesa di venire a contemplare, nella vostra luce, l’abisso delle vostre grandezze.

Elisabetta della Trinità

S. Teresa di Gesù Bambino torna a Gallipoli

Una reliquia di Santa Teresa di Gesù Bambino sarà dal 10 al 16 dicembre a Gallipoli. E' un ritorno. Ed è una grazia infinita per la città e per il monastero delle Carmelitane scalze in cui confermò, apparendo alla Priora il 16 gennaio 1910 la cosiddetta Piccola via che aprì la strada alla sua canonizzazione. L'arrivo del Reliquiario che contiene una vertebra della Santa è stato eccezionalmente concesso al monastero di Gallipoli dal santuario di Lisieux a conclusione dell'anno in cui abbiamo ricordato il  centenario della sua canonizzazione. Sarà un momento particolare per poter conoscere la vita, la testimonianza e l'insegnamento di Santa Teresa di Gesù Bambino. La reliquia sarà accolta il 10 dicembre, ma già il 9 la città si prepara con una solenne concelebrazione eucaristica che sarà presieduta dal Commissario della Semi-provincia napoletana dei carmelitani scalzi padre Ian Piotr Malicki. Le giornate saranno scandite da vari temi e dedicati a varie categorie: i ministeri laicali, il clero e le aggregazioni laicali, i giovani, la vita consacrata, la famiglia. Un percorso di fede che aiuta a comprendere quanto questa santa a noi così cara e familiari nella sua semplicità possa ispirare vari percorsi di fede, varie vocazioni. Durante la permanenza del Reliquiario di S. Teresa di Gesù Bambino a Gallipoli, la Chiesa del Monastero resterà aperta dalle ore 7.30 alle ore 22.00.
Qui si può scaricare il depliant delle giornate










Il programma del nuovo corso di Scuola-laboratorio

Il primo dicembre riprenderà l'attività formativa dell'ocds d'italia, con il secondo anno della Scuola-laboratorio nazionale dì formazione on line.  Tre appuntamenti importanti che affronteranno ciascuno un tema che aiuterà i formatori a sensibilizzare se stessi e successivamente la comunità affidata loro:
1) L’importanza della conoscenza di
sé nella formazione spirituale secondo Teresa di Avila
.
Relatore: P. J. Francisco Sancho Fermin ocd
2) La forza della Regola in un
mondo che cambia. Spunti per il Carmelo Secolare.
Relatore: P. Fausto Lincio ocd
3) “Fate tutto nella Parola del Signore” . La Regola Carmelitana e la Parola di Dio nella Chiesa del nostro tempo.
Relatore: P. Angelo Lanfranchi ocd.
▪️Al termine di ciascun incontro il padre suggerirà un tema sul quale ogni Provincia organizzerà la giornata di laboratorio.


IL LIBRO. LA BIBBIA CON OCCHI DI DONNA

Nella collana Vivere la Parola delle Edizioni Ocd, è uscito recentemente il volume "La Bibbia con Occhi di Donna. Edith Stein e la Sacra Scrittura". L'autore è padre Francisco Javier Sancho Fermin, dottore in Teologia (è stato anche direttore dell'Università della Mistica di Avila). Perché Edith Stein, per leggere la Bibbia? L’autore ci dice che “in Edith ci imbattiamo in una serie di affermazioni fondate sul valore centrale che dovrebbe avere la Scrittura nella vita del cristiano.

Tradotto da Angela Parisi ocds, il libro che si presta come ausilio alla lettura del testo sacro ma anche come testo di meditazione personale perché offre anche una lettura della giovane filosofa ebrea che si convertì al cattolicesimo e divenne monaca di clausura nel Carmelo Scalzo di Colonia e poi di Echt. Già prima della sua conversione, la Stein scrisse all’amico Roman Ingarden: Recentemente mi sono imbattuta nel versetto del vangelo di Luca: «Il Figlio dell’Uomo se ne va, secondo quanto è stabilito. Ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito» (Lc 22,22). Queste parole non valgono forse per tutti? Noi causiamo gli eventi e ne siamo responsabili. Eppure, non sappiamo quel che facciamo, né possiamo fermare il corso della storia anche se gli rifiutiamo il nostro assenso. In verità, è qualcosa che non si può capire.

Nella vita di Edith spiega Francisco Javier Sancho Fermin risuonano in continuazione le parole di Pietro a Gesù presentate dall'evangelista Giovanni: "Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna". Queste parole mettono in discussione la scelta radicale per Cristo così come l'esprime Edith: "Vuoi di nuovo, con ogni serietà, stringere l'alleanza con il crocifisso? Che cosa vuoi rispondergli " E in mezzo a queste domande risuona ancora con maggiore forza la parola di Gesù: "Anche voi volete andarvene?" Le parole del Vangelo sono una richiesta costante nella vita di Edith e allo stesso tempo sono una risposta di speranza di fronte alla realtà della vita.

Stefaniadb ocds

Papa Leone ricorda il 18 ottobre 2015 e la canonizzazione dei Martin

 Con una lettera al vescovo di Seez (clicca sul link) papa Leone ha ricordato Zelia e Louis Martin e il decennale della loro canonizzazione (il 18 ottobre 2015). Furono la prima coppia canonizzata, i  genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino, e attraverso loro la Chiesa presenta «un modello di fedeltà e di attenzione all’altro, un modello di fervore e di perseveranza nella fede, di educazione cristiana dei figli, di generosità nell’esercizio della carità e della giustizia sociale; un modello anche di fiducia nella prova...».

La loro canonizzazione è la prima di questo genere nella storia della Chiesa.   Il loro cammino verso gli onori degli altari è stato così celere da sorpassare nel tempo quello dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrochi, anch’essi beatificati congiuntamente nell’ottobre del 2001. 

Il cuore di questi sposi era caldo, spazioso e pronto al dono di sé. Le 5 figlie scelsero tutte la via della consacrazione a Dio. Teresa di Lisieux è persino Dottore della Chiesa. Di un'altra figlia, Leonia, è stata aperta la causa di beatificazione.
La figlia Celina, al Carmelo Suor Geneviève, disse a proposito dell’amore del papà e della mamma verso i poveri: “Se in casa nostra regnava l’economia, quando si trattava di soccorrere i poveri vi era la prodigalità. Li si preveniva, li si cercava, quando non si insisteva per farli entrare in casa, dove erano nutriti, riforniti di viveri, vestiti, esortati al bene”. E a proposito del papà aggiunse: “Si preoccupava di trovar loro lavoro secondo la loro condizione, li faceva ricoverare in ospedale quando c’era bisogno, o procurava loro una soluzione onorevole secondo i loro casi” (Deposizione resa da Suor Geneviève Martin al processo diocesano per i suoi genitori).
Per conoscerli meglio cerca fra i libri delle Edizioni ocd

Dilexit te ! La prima Esortazione apostolica di Papa Leone XIV

Per Sant’Agostino, “il povero non è solo una persona da aiutare, ma la presenza sacramentale del Signore”. Il nucleo centrale dell’esortazione apostolica “Dilexi te” (“Ti ho amato”), pubblicata il 9 ottobre del 2025, da Papa Leone XIV. Sulla scia del suo predecessore il Papa ha presentato il suo primo documento magisteriale.
È un patrimonio, quello dell’amore preferenziale per i poveri, che si salda sin dalle origini con la storia del cristianesimo, rivela il cuore di Cristo. “Fin dai primi secoli - si legge nell’esortazione apostolica - i Padri della Chiesa riconoscevano nei poveri una via privilegiata di accesso a Dio”.
Dio è amore misericordioso e il suo progetto d’amore, che si estende e si realizza nella storia, è anzitutto il suo discendere e venire in mezzo a noi per liberarci dalla schiavitù, dalle paure, dal peccato e dal potere della morte. Con uno sguardo misericordioso e il cuore colmo d’amore, Egli si è rivolto alle sue creature, prendendosi cura della loro condizione umana e, quindi, della loro povertà. Proprio per condividere i limiti e le fragilità della nostra natura umana, Egli stesso si è fatto povero, è nato nella carne come noi e lo abbiamo conosciuto nella piccolezza di un bambino deposto in una mangiatoia e nell’estrema umiliazione della croce, laddove ha condiviso la nostra radicale povertà, che è la morte.

qui il testo integrale della Dilexit te

Solennità della santa Madre Teresa

Trattate
con il Signore come un padre
un fratello,
un maestro,
uno Sposo. Consideratelo
nei vari tipi
di rapporto.
E non siate così ingenui da
non chiedere nulla.
 

Teresa di Gesù da "Il Castello interiore" 




Ecco come la nostra fondatrice fu descritta da papa Benedetto XVI nel 2012


1. Resplendens stella. «Come una stella di vivissimo splendore» (Libro della Vita 32, 11). Con queste parole il Signore incoraggiò Santa Teresa di Gesù a fondare ad Avila il monastero di San José, inizio della riforma dell'ordine carmelitano, del quale, il prossimo 24 agosto, si celebrerà il 450° anniversario. In occasione di questa felice ricorrenza, desidero unirmi alla gioia dell'amata diocesi di Avila, dell'ordine dei carmelitani scalzi, del Popolo di Dio che peregrina in Spagna e di tutti quelli che, nella Chiesa universale, hanno trovato nella spiritualità teresiana una luce sicura per scoprire che attraverso Cristo all'uomo giunge un vero rinnovamento della sua vita. Innamorata del Signore, questa illustre donna non desiderò altro che compiacerlo in tutto. In effetti, un santo non è colui che compie grandi imprese basandosi sull'eccellenza delle sue qualità umane, ma chi permette con umiltà che a Cristo di penetrare nella sua anima, di agire attraverso la sua persona, di essere Lui il vero protagonista di tutte le sue azioni e i suoi desideri, colui che ispira ogni iniziativa e sostiene ogni silenzio.

2. Lasciarsi guidare in questo modo da Cristo è possibile solo per chi ha un'intensa vita di preghiera. Questa consiste, con le parole della Santa d'Avila, nel «parlare dell'amicizia, un trovarsi frequentemente da soli a soli con chi sappiamo che ci ama» (Libro della Vita, 8 e 5). La riforma dell'ordine carmelitano, il cui anniversario ci colma di gioia interiore, nasce dalla preghiera e tende alla preghiera. Nel promuovere un ritorno radicale alla Regola primitiva, allontanandosi dalla Regola mitigata, santa Teresa di Gesù voleva propiziare una forma di vita che favorisse l'incontro personale con il Signore, per la qual cosa basta «solo di ritirarsi in solitudine, sentirlo dentro di sé e non meravigliarsi di ricevere un tale Ospite». (Cammino di Perfezione, 28, 2). Il monastero di San José nasce proprio perché le sue figlie abbiano le condizioni migliori per trovare Dio e stabilire una relazione profonda e intima con Lui.

3, Santa Teresa propose un nuovo modo di essere carmelitana in un mondo a sua volta nuovo. Quelli furono «tempi duri» (Libro della Vita 33,5). E in essi, secondo questa Maestra dello spirito, «sono necessari forti amici di Dio a sostegno dei deboli» (ibidem 15,5). E insisteva con eloquenza: «Il mondo è in fiamme; vogliono nuovamente condannare Cristo, come si dice, raccogliendo contro di lui mille testimonianze; vogliono denigrare la sua Chiesa, e dobbiamo sprecare il tempo nel chiedere cose che, se per caso Dio ce le concedesse, ci farebbero avere un'anima di meno in cielo? No, sorelle mie, non è il momento di trattare con Dio d'interessi di poca importanza» (Cammino di Perfezione 1,5). Non ci risulta familiare, nella congiuntura attuale, una riflessione che c'illumina tanto e c'interpella, fatta più di quattro secoli fa dalla Santa mistica?

Il fine ultimo della riforma teresiana e della creazione di nuovi monasteri, in un mondo con pochi valori spirituali, era di proteggere con la preghiera l'operato apostolico; proporre uno stile di vita evangelica che fosse modello per chi cercava un cammino di perfezione, a partire dalla convinzione che ogni autentica riforma personale ed ecclesiale passa per il riprodurre sempre meglio in noi la «forma» di Cristo (cfr Gal 4, 19). Fu proprio questo l'impegno della Santa e delle sue figlie. E fu proprio questo l'impegno dei suoi figli carmelitani, che non miravano ad altro se non a «progredire nella virtù» (Libro della Vita, 31, 18). In tal senso, Teresa scrive: «[Mi sembra infatti che] egli ci apprezzi di più se, mediante la sua misericordia, riusciamo a guadagnargli un'anima con i nostri sforzi e con la nostra preghiera, che non per quanti altri servizi possiamo rendergli» (Libro delle Fondazioni, 1,7). Di fronte alla dimenticanza di Dio, la Santa, Dottore della Chiesa, incoraggia comunità oranti, che proteggano con il loro fervore coloro che proclamano ovunque il Nome di Cristo, affinché preghino per i bisogni della Chiesa e portino al cuore del Salvatore il clamore di tutti i popoli.

4. Anche oggi, come nel XVI secolo, tra rapide trasformazioni, è necessario che la preghiera fiduciosa sia l'anima dell'apostolato, affinché risuoni, con grande chiarezza e vigoroso dinamismo, il messaggio redentore di Gesù Cristo. È urgente che la Parola di vita vibri nelle anime in modo armonioso, con note squillanti e attraenti.
In questo appassionante compito, l'esempio di Teresa d'Avila ci è di grande aiuto. Possiamo affermare che, al suo tempo, la Santa evangelizzò senza mezzi termini, con ardore mai spento, con metodi lontani dall'inerzia, con espressioni aureolate di luce. Ciò conserva tutta la sua freschezza nel crocevia attuale, dove si sente l'urgenza che i battezzati rinnovino il loro cuore attraverso la preghiera personale, incentrata anche, secondo i dettami della Mistica di Avila, sulla contemplazione della Santissima Umanità di Cristo come unico cammino per trovare la gloria di Dio (cfr. Libro della Vita 22,1; Castello interiore 6,7). Così si potranno formare famiglie autentiche, che scoprano nel Vangelo il fuoco del proprio nucleo familiare; comunità cristiane vive e unite, cementate in Cristo come loro pietra d'angolo, che abbiamo sete di una vita di servizio fraterno e generoso. È anche auspicabile che l'incessante preghiera promuova l'attenzione prioritaria per la pastorale vocazionale, sottolineando in particolare la bellezza della vita consacrata, che bisogna accompagnare debitamente come tesoro proprio della Chiesa, come torrente di grazie, nella sua dimensione sia attiva sia contemplativa.
La forza di Cristo porterà anche a moltiplicare le iniziative affinché il popolo di Dio riacquisti il suo vigore nell'unica forma possibile: dando spazio dentro di noi ai sentimenti del Signore Gesù (cfr. Fil 2,5) e ricercando in ogni circostanza un'esperienza radicale del suo Vangelo. Il che significa, prima di tutto, permettere allo Spirito Santo di renderci amici del Maestro e di configurarci a Lui. Significa anche accettare in tutto i suoi mandati e adottare in noi criteri come l'umiltà nella condotta, la rinuncia al superfluo, il non recare offesa agli altri o il procedere con cuore semplice e mite. Così, quanti ci circondano, percepiranno la gioia che nasce dalla nostra adesione al Signore e che non anteponiamo nulla al suo amore, essendo sempre disposti a dare ragione della nostra speranza (cfr 1 Pt 3, 15) e vivendo come Teresa di Gesù, in filiale obbedienza alla nostra Santa Madre Chiesa.

5. A questa radicalità e fedeltà c'invita oggi questa figlia tanto illustre della diocesi di Avila. Accogliendo la sua bella eredità, nel momento presente della storia, il Papa invita tutti i membri di questa Chiesa particolare, ma in modo sentito i giovani, a prendere sul serio la comune vocazione alla santità. Seguendo le orme di Teresa di Gesù, permettetemi di dire a quanti hanno il futuro dinanzi a sé: aspirate anche voi a essere totalmente di Gesù, solo di Gesù e sempre di Gesù. Non temete di dire a Nostro Signore, come fece lei: «Vostra sono, per voi sono nata, che cosa volete fare di me? (Poesia 2). A Lui chiedo che sappiate anche rispondere alle sue chiamate illuminati dalla grazia divina con «ferma determinazione», per offrire «quel poco» che c'è in voi, confidando nel fatto che Dio non abbandona mai quanti lasciano tutto per la sua gloria» (cfr Cammino di perfezione 21,2; 1,2).

6. Santa Teresa seppe onorare con grande devozione la Santissima Vergine, che invocava con il dolce nome di Carmen. Sotto la sua protezione materna pongo gli aneliti apostolici della Chiesa ad Avila, affinché, ringiovanita dallo Spirito Santo, trovi le vie opportune per proclamare il Vangelo con entusiasmo e coraggio. Che Maria, Stella dell'evangelizzazione, e il suo casto sposo san Giuseppe intercedano affinché quella «stella» che il Signore ha acceso nell'universo, la Chiesa, con la riforma teresiana continui a irradiare il grande splendore dell'amore e della verità di Cristo a tutti gli uomini. (...)

In preparazione della Solennità di S. Teresa di Gesù

Sospendiamo i post dedicati alle riflessione di p. Anastasio Ballestrero per prepararci alla Solennità di S, Teresa di Gesù, colei che chiamiamo santa madre. Prima carmelitana scalza, riformatrice del Carmelo. Teresa de Cepeda y Ahumada nacque ad Avila, in Spagna, nel 1515. Entrata nell’Ordine del Carmelo (oggi diremmo di Carmelo di Antica Osservanza), avanzò nel cammino della perfezione, ricevendo numerose grazie mistiche. Inquietudine, incontro con confessori che compresero la sua sofferenza interiore e il suo bisogno di pregare in modo più spontaneo e diretto, la lettura delle Confessioni di Sant'Agostino, la visione della statuina d Gesù flagellato che le spezzò il cuore... tutto ciò la portò a fare un passo importante: riformare il Carmelo, riportarlo all'essenziale. 
Nasce così il 24 agosto 1562  la riforma del suo Ordine, la prima delle fondazioni di Teresa: il monastero di san Giuseppe ad Avila. Con l’aiuto di Dio e il sostegno di validi amici, tra cui san Giovanni della Croce, superò ogni difficoltà. 
Scrisse opere piene di altissima dottrina, fondate sulla sua esperienza personale. Morì ad Alba de Tormes il 4 ottobre 1582 (per la riforma del calendario si ricorda il 15 ottobre) , avendo fondato numerosi monasteri e avviato la riforma del ramo maschile dell’Ordine. Canonizzata da Gregorio XV nel 1622, è stata proclamata Dottore della Chiesa da Paolo VI nel 1970, su insistente proposta del cardinale Anastasio Ballestrero.



La Santità nel nostro Ordine

" Nella storia della Santità del nostro Ordine carmelitano è frequente la constatazione di una presenza

dello Spirito Santo in maniere mirabili, a parte quella colomba che ritroviamo nell'iconografia di Santa Teresa ma che è emblematica di una creatura trascinata da Dio, illuminata e trasfigurata da Dio. A parte il fuoco che Giovanni della Croce portava dentro di sé e seminava fuori, anch'esso emblema dello Spirito vivificante, possiamo osservare che tanti tesori di dottrina spirituale attraverso i nostri fratelli e sorelle nella Santità segnano un dilagare dei doni dello Spirito. Pensiamo a Teresa di Gesù bambino e a Elisabetta della Trinità, dove c'è una sproporzione colossale tra i dati della povera creatura e le ricchezze di sapienza, di grazia, di virtù che queste creature, tra l'altro con una impressionante precocità, hanno manifestato e vissuto. Questo dimostra la Signoria di Dio sul tempo delle creature, ma dimostra anche la Signoria dello Spirito in queste creature le quali capiscono con la sapienza dei vecchi vivono con la prudenza degli anziani e affrettano l'eternità con lo Splendore della giovinezza" (p. Anastasio Ballestrero)

P. Anastasio "Quando il Signore chiama"

 

Il Signore mi ha chiamato e mi ha chiamato per sempre. Questo stupendo prodigio di amore gratuito del Signore che sceglie una creatura senza un perché, nessuno si ferma a contemplarlo abbastanza. Non ci rendiamo abbastanza conto che le nostre vocazioni non sono affidate al protagonismo delle nostre persone, ma ai dinamismi della grazia che il Signore conduce.

P. Anastasio Ballestrero

Il Carmelo, patria di anime coraggiose

Padre Anastasio Ballestrero affermava: "


Il Carmelo è la patria delle anime coraggiose. Ricordiamoci che il coraggio caratterizza la vocazione carmelitana: la Santa Madre era un'anima coraggiosa, non l'arrestava nulla. Quando si tratta di amare il Signore, di praticare la virtù, di rendere testimonianza, di pregare per la Chiesa, di zelare per il Regno di Dio. Quanto più una cosa è impossibile tanto più dobbiamo essere decisi e pronti a farla. Al Carmelo non si entra per arruolarci nel battaglione dei mediocri: si entra e si rimane per essere gli arditi del Regno di Dio ... La Santa Madre diceva ancora che non dobbiamo pretendere che l'amore di Dio, l'amicizia con Dio ci costi poco!

 Preghiera 


Signore Gesù, fa’ che io lasci dilagare nel mio spirito le parole del tuo Vangelo; che io stupisca della loro soavità e mi renda conto che veramente il tuo amore e la tua misericordia sono un oceano, nel quale tutti naufraghiamo, ma per essere salvati. Signore, fa’ che la tua Parola susciti in me la quiete della tua pace e l’ebbrezza della tua beatitudine; che mi abbandoni ad essa con fiducia; che me ne lasci intridere fin nel profondo del cuore; che esse non si fermi all’orecchio e alla mente ma, per i misteriosi cammini che tu conosci, giunga nelle fibre più intime del mio essere e vi si faccia fermento di resurrezione e vita nuova. Amen (Padre Anastasio Ballestrero, servo di Dio ocd )


Meditiamo: "L'Uomo vede l'apparenza, il Signore vede il cuore" (1 Sam16,7) 

Trovare nel Carmelo un senso alla propria vita

 

Se qualcosa ha dato alla mia vita senso e felicità è aver creduto al Signore e avergli detto di sì a occhi chiusi e averlo seguito come un discepolo che non sa dove va ma che ha la mano nella mano di Qualcuno che lo sa anche per lui.

“Il Carmelo è stato ed è la casa del mio cuore e la patria dell’anima dell’anima mia. La mia vita ha trovato nel Carmelo tutto. Tutte le energie, tutte le grazie: il mio cuore si è saziato, la mia anima non è mai stata randagia, le difficoltà della vita hanno trovato in casa sempre la soluzione e oggi che sono alla fine dei miei giorni ringrazio Dio di questo dono, ringrazio la Madonna di questa grazia e ti auguro che possa essere vero per te come lo è stato per me. La fedeltà al Carmelo è il viatico della vita”.
Il Signore chiama tutti, ma chiama me.

Chiama altri insieme a me, ma l’impegno è personale

 (p. Anastasio Ballestrero, ocd)

Ballestrero e il modello di Maria

 


"La Madonna ascolta e fa. È il nostro modello, è il nostro tipo, è il nostro modo di essere di contemplativi di Cristo e di Dio. È il nostro modo di essere alla sequela di Gesù, Ascoltare e fare, in una specie di edizione, senza confini. Una fiducia senza limiti, un abbandono senza sosta: il mistero di Gesù Benedetto. Qui la nostra vocazione comincia a caratterizzarsi anche di più, per questa esemplarità della Madonna, alla sequela di Cristo che dà tanto senso alla nostra vita spirituale e che ci fa sentire Maria come primogenita di Dio e quindi come nostra sorella, così come fratello sentiamo Cristo".  

p. Anastasio Ballestrero ocd 

                                                                                                                                  

Gallipoli e la novena per S. Teresa

CORSO BIBLICO. A proposito di vocazione, che cosa ci dice la Bibbia?

Il Consiglio dell'Ordine Secolare Carmelitani Scalzi della Semi provincia Napoletana della Madre di Dio, invita a partecipare le comunità secolari della Campania (e online quelle della Basilicata e della Puglia) al percorso di lettura, conoscenza e meditazione della Sacra Scrittura con la guida e l’accompagnamento del biblista P. Angelo Lanfranchi, carmelitano scalzo.

 Insieme percorreremo il racconto biblico del Primo e Secondo Libro di Samuele, sia dal punto di vista teologico con le complesse relazioni tra progetto divino e libertà umana sia dal punto di vista antropologico con le relazioni inter-familiari, l’esercizio del potere e il riconoscimento dell’autorità carismatica.

S'inizia sabato mattina 11 Ottobre 2025, presso la Casa di Spiritualità SS. Annunziata in Maddaloni, con il primo dei quattro moduli programmati sul tema  L’UOMO VEDE L’APPARENZA, IL SIGNORE VEDE IL CUORE (1Sam 16,7) meditazione sui Libri di Samuele, intessuti di vocazioni – personali e di un intero popolo. Ripercorrere la storia passata – “fare memoria” – è un atto essenziale, perché “la memoria non è solo rivolta al passato, ma nutre il presente e orienta il futuro” (papa Leone XIV).

Qui il programma del corso biblico

Ottobre con p. Anastasio Ballestrero

Vi proponiamo di vivere questo mese con il servo di Dio p. Anastasio Ballestrero, carmelitano scalzo, cardinale (fu anche vescovo di Bari e successivamente di Torino). Pubblicheremo stralci tratti dagli incontri che ebbe con frati, monache e secolari, dagli appunti della sua vita. 

Perché questa scelta? Leggete questo breve brano tratto da "Autoritratto di una vita":

Mancavano pochi giorni alla mia Vestizione - non avevo ancora 15 anni - e si doveva andare dal padre Provinciale che ci prendeva uno per uno. Venne da me un compagno della mia età e mi disse "Sai, vicino al tuo nome sul foglio del Provinciale ho visto scritto fra Vittorio. 
Come faccio? pensai. fra Vittorio non mi piace davvero.
Il padre mi chiamò. Andai da lui e, come prima cosa, sbirciai il foglietto. Ed ora, pensai, come faccio? Mi venne in mente che da poco era morto il padre Anastasio che avrebbe dovuto essere il nostro maestro. Quando il Provinciale incominciò a parlarmi del nome, io soggiunsi: Sa io sono molto devoto del padre Anastasio, gli ho voluto tanto bene ... E poi doveva essere il nostro maestro..
Come? pensavi davvero al padre Anastasio? Davvero ti piacerebbe?
Sì mi piacerebbe tanto.
Bene bene Anastasio e poi ?
E poi una Madonna (una Madonna la volevo)
E allora: sei di Genova, starebbe bene la Madonna della guardia.
Ma siamo in ottobre, forse potrebbe stare la Madonna del Rosario. Mi piacerebbe.
Anastasio del Santissimo Rosario. Beh, vedremo.
Poi la vestizione. Pensavo: ora chissà che cosa mi pioverà addosso ... invece fu proprio "fra Anastasio del Santissimo Rosario
".




Festa di Santa Teresa di Gesù Bambino

Il 30 settembre S. Teresina aprì i suoi occhi a Dio, lo vide come aveva desiderato tutta la vita.

Per pregare con tutto il Carmelo e la Chiesa
ecco la Liturgia delle Ore propria.
  Clicca qui🌹

Una breve scheda su di lei:

Ultima di nove figli dei coniugi Luigi Martin e Zelia Guérin, una coppia molto devota, approdata al matrimonio dopo aver entrambi accarezzato l'idea di vivere una vita consacrata a Dio. Il cammino di santità l'hanno vissuto nel sacramento del matrimonio e nell'aver generato nove figli (quattro persi in tenera età) e donati a Dio. Il nome che fu imposto all'ultimogenita è Maria Francesca Teresa. Le altre quattro sorelle (Maria, Paolina, Leonia, Celina) saranno fondamentali nella formazione di Teresina, soprattutto dopo la morte della mamma.  

Durante il primo anno di vita, Teresa ha dovuto essere allattata da una nutrice perché la mamma aveva un tumore al seno. A quattro anni le muore la madre. Quella bambina che nelle sue lettere la signora Zelia descriveva come una bimba con l'argento vivo addosso, anche se molto sensibile diventa una bambina timida, silenziosa. Coccolatissima,  quando sua sorella Paolina entra nel Carmelo (1882), comincia a somatizzare il proprio dolore con una “strana malattia” che le provoca allucinazioni e tremori. Un giorno, mentre le sorelle pregano per lei, le sembra di vedere la statua della Vergine che ha presso il letto sorriderle e guarirla. Le si dedica la sorella Maria e Teresa comincia a vincersi in tante piccole cose, poi nel 1886 anche Maria entra come monaca nel Carmelo. A Natale Teresa riceve quella che lei chiama la “grazia della sua conversione”. Il 9 aprile 1888, Teresa entra al Carmelo con il nome di Teresa di Gesù Bambino. A questo nome aggiunge successivamente “e del Volto santo”. A 23 anni si ammala di tisi. In quel periodo cammina quasi carponi, per la sofferenza e prega  Dio che quel suo modo di soffrire possa essere di aiuto a un missionario. 

Ecco perché la Chiesa l’ha proclamata patrona delle missioni. Il Carmelo è soprattutto interiorità. Teresina è diventata per la sua amicizia con Dio Suo un prolungamento. Non è mai uscita da monastero, ma ha contribuito con la sofferenza offerta alla missione apostolica dei missionari.

P. Ramiro illustra gli elementi importanti dell'incontro di formazione

Si è concluso il primo ciclo di incontri della Scuola laboratorio nazionale di formazione online – ocds, con l’intervento di p. Ramiro Casale, nostro Delegato Nazionale. La scuola ricomincerà il 1° dicembre. Quello di sabato scorso è stato un incontro molto apprezzato in tutte le comunità perché p. Ramiro ha dato incoraggiato, dato conferme e ha offerto strumenti per la formazione e per la costruzione di una comunità affiatata rivolta con lo sguardo a Cristo, nel solco del Carmelo. In primis ha spiegato come deve prepararsi il formatore e come accogliere.  

 


Relazione sul webinar “Aspetti psicologici e relazionali negli incontri formativi di prima conoscenza”

Il giorno 27 settembre, la Scuola – Laboratorio nazionale di formazione online dell’OCDS Italia ha organizzato un webinar sul tema: “Aspetti psicologici e relazionali negli incontri formativi di prima conoscenza”, destinato agli attuali e futuri responsabili della formazione.

Il relatore, Padre Ramiro Casale OCD, delegato generale dell’OCDS, ha trattato tre punti fondamentali: la preparazione dei formatori, le dinamiche relazionali e le modalità per concludere l’incontro formativo.

In merito al primo punto, ha affermato l’importanza della preparazione psicologica del formatore, al di là di quella contenutistica, sicuramente fondamentale; a tal fine, ha consigliato di assumere un atteggiamento cordiale e di preparare il setting dell’incontro prediligendo una disposizione circolare o a “U”, in modo che da agevolare la partecipazione di tutti i componenti del gruppo. 

Per la fase preparatoria, inoltre, il relatore ha dato alcune indicazioni utili per il formatore: definire con chiarezza gli obiettivi e le strategie da adottare; predisporsi all’ascolto dell’altro con un atteggiamento di apertura; monitorare e gestire le emozioni, proprie ed altrui, per mantenere un clima sereno e fraterno; cercare di essere flessibili e di adattarsi alle situazioni che si presentano, senza attenersi a rigidi schemi.

Ha, quindi, sollecitato ad attenersi a queste indicazioni durante lo svolgimento dell’incontro, ricordando di mantenere un atteggiamento aperto ed accogliente, attento a cogliere non solo i messaggi veicolati tramite la comunicazione verbale, ma anche, se non soprattutto, quelli che vengono espressi con linguaggio del corpo (postura, gestualità, etc), il tono della voce, la mimica facciale.

Oltre ad essere accogliente ed inclusivo, soprattutto durante i primi incontri e con i nuovi ingressi, il formatore deve agire in modo autentico e sincero ed essere coerente per poter creare un ambiente che ispiri fiducia e metta i presenti a proprio agio; inoltre, deve essere sempre rispettoso del prossimo e delle diversità con cui si interfaccia, cercando di includere tutti, senza, però, mai forzare nessuno alla parola o alla condivisione; deve, inoltre, moderando i tempi dei singoli interventi.

Infine, è importante che, al termine di ogni incontro, raccolga i feedback dei partecipanti, dando il giusto rilievo anche a quelli positivi, a supporto dell’efficacia dell’intervento operato e delle strategie adottate.

A supporto del delicato ruolo svolto dal formatore/mediatore, padre Ramiro ha suggerito di ricorrere alla regolazione della respirazione, quale tecnica utile per mantenere uno stato di calma, e ha più volte ricordato di affidarsi costantemente all’azione dello Spirito, perché sia Lui ad agire e a parlare, anche per essere guidati nella gestione delle diverse situazioni, soprattutto quelle che si possono rivelare più complesse e spinose.

Per quanto riguarda le dinamiche interpersonali, padre Ramiro ha ribadito che il formatore deve mirare a creare un ambiente accogliente e sicuro; pertanto, deve cercare di mettere i partecipanti a proprio agio e dare spazio a tutti, limitando le persone più loquaci e incoraggiando le più silenziose, senza, tuttavia, forzare nessuno. Deve dare regole precise e farle rispettare, per prevenire le conflittualità; deve, ancora, superare gli stereotipi, personali ed altrui, ed evitare una comunicazione difensiva che allontana dall’altro; deve placare possibili stati d’ansia, sia dei formandi che propri. Deve, inoltre, tener presente le differenze sociali e culturali ed adeguare il proprio linguaggio agli uditori, cercando di evitare, in ogni caso, un linguaggio eccessivamente tecnico.

Infine, il relatore ha sottolineato l’importanza della creatività e del ricorso a strumenti e strategie differenti per coinvolgere i partecipanti, utilizzando immagini, schede di lavoro, strumenti digitali, lavori in coppia o piccoli gruppi, elaborati personali, etc..

In ultimo, padre Ramiro ha dato alcune importanti indicazioni per la conclusione dell’incontro formativo: chiedere il feedback dei partecipanti, annotando eventuali criticità, ma soffermandosi anche sui riscontri positivi, in particolare se inattesi. Comunicare con chiarezza i compiti, se previsti, ringraziare tutti per la loro presenza e partecipazione. Concludere, sempre, con un’autovalutazione positiva e costruttiva sul proprio operato.

G.

Le schede di padre Ramiro

La Festa dell'Esaltazione della Croce

 Con Gesù, la Croce
antico strumento di supplizio,
diventa uno sfolgorante simbolo
di salvezza.

L'Esaltazione della Croce è anche una festa con un particolare significato, nel Carmelo. Leggi qui

Vivere la fraternità

La lettura breve dell'Ora terza della Liturgia di oggi (Fil 2, 2-4) è un bellissimo inno alla fraternità.

   Rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Non cerchi ciascuno il proprio interesse, ma piuttosto quello degli altri.

26 agosto: Trasverberazione del cuore di Teresa

  Apriamo insieme il “Libro della Vita” di Teresa di Gesù, al capitolo 29. Dopo aver descritto il cammino di orazione percorso, la santa, infatti, si sofferma su grazie particolari, doni sovrannaturali che spesso il Signore le dona. Sono per lo più rivelazioni personali, non prodigi da raccontare per distogliere l’attenzione dall’essenziale (ricordiamo sempre che SOLO DIO BASTA). Ma nel racconto della vita e dei doni ricevuti da Dio, che la santa fa per obbedienza non si può sorvolare sull’episodio in cui il suo cuore è stato trafitto, durante un'estasi.  

Ecco come la santa Madre racconta quest’esperienza nella autobiografia: “Il Signore, mentre ero in tale stato, volle alcune volte favorirmi di questa visione: vedevo vicino a me, dal lato sinistro, un angelo in forma corporea, cosa che non mi accade di vedere se non per caso raro. Benché, infatti, spesso mi si presentino angeli, non li vedo materialmente, ma come nella visione di cui ho parlato in precedenza. 

In questa visione piacque al Signore che lo vedessi così: non era grande, ma piccolo e molto bello, con il volto così acceso da sembrare uno degli angeli molto elevati in gerarchia che pare che brucino tutti in ardore divino: credo che siano quelli chiamati cherubini, perché i nomi non me ridicono, ma ben vedo che nel cielo c’è tanta differenza tra angeli e angeli, e tra l’uno e l’altro di essi, che non saprei come esprimermi. Gli vedevo nelle mani un lungo dardo d’oro, che sulla punta di ferro mi sembrava avesse un po’ di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, così profondamente che mi giungeva fino alle viscere, e quando lo estraeva sembrava portarselo via, lasciandomi tutta infiammata di grande amore di Dio.

Il dolore della ferita era così vivo che mi faceva emettere quei gemiti di cui ho parlato, ma era così grande la dolcezza che mi infondeva questo enorme dolore, che non c’era da desiderarne la fine, né l’anima poteva appagarsi d’altro che di Dio. Non è un dolore fisico, ma spirituale, anche se il corpo non tralascia di parteciparvi un po’, anzi molto.

È un idillio così soave quello che si svolge tra l’anima e Dio, che supplico la divina bontà di farlo provare a chi pensasse che mento.

 La santa ritornò ancora su questa esperienza, probabilmente ripetutasi nel corso della sua vita, nel “Castello Interiore” e nelle “Relazioni”“Altre volte mi sembra che questa ferita d’amore affiori dall’intimo dell’anima. Se ne hanno grandi effetti… Si tratta di desideri di Dio così vivi e delicati che non si riesce ad esprimerli (…) l’anima si vede impossibilitata a godere di Dio come vorrebbe”. (Rel.5, 17).

Teresa poi all’inizio e al termine delle seste dimore del Castello Interiore, (II capitolo) scrive tra l’altro: “Stavo ora pensando se per caso da questo fuoco del braciere acceso, che è il mio Dio, non si fosse staccata una scintilla e avesse colpito l’anima in modo da farle sentire l’ardore di quel fuoco, ma non essendo tanto forte da consumarla ed essendo così dolce, l’avesse lasciata con quella pena prodottale nel toccarla. Ecco, a mio avviso, il miglior paragone che son riuscita a trovare.

E anche quando dura un po’, va e viene. In conclusione, non è mai costante, e per questo non finisce mai di bruciare l’anima. Infatti, quando essa sta per accendersi, la scintilla si spegne e l’anima rimane con il desiderio di tornare a patire quel dolore amoroso che la scintilla le produce… Qui non c’è da pensare che si tratti di un effetto della stessa natura o della malinconia e nemmeno di un inganno del demonio o di illusione, perché si vede bene che è un movimento proveniente da dove abita il Signore, che è immutabile”.

Anche Giovanni della Croce commentò, come racconta Teresa Benedetta della Croce nel suo “Scientia Crucis” questa grazia, mentre la scienza dopo la morte della santa poté attestare che il suo cuore presentava delle ferite. È conservato tuttora in un reliquiario, nel monastero in cui la santa morì il 4 ottobre 1582, ad Alba de Tormes.     

L’'esperienza mistica vissuta da s. Teresa di Gesù e da lei stessa descritta nelle sue opere è ricordata dal nostro Ordine oggi, 26 agosto (Liturgia delle Ore testo proprio – per stampa A4: pdf  word)

In Italia abbiamo molte tele che rappresentano la cosiddetta “estasi di s. Teresa”, ma quella che meglio rappresenta questo momento da lei stessa raccontato è la scultura di Gian Lorenzo Bernini, conservata della Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma. Ecco un video che ci descrive l’opera.

Oggi ricordiamo Maria di Gesù Crocifisso, la piccola araba

 

Non serve lasciarsi incuriosire dallo straordinario e dal soprannaturale. Se qualcuno venisse e ti dicesse: ‘La beata Vergine Maria appare in un posto così’, oppure se ti dicesse ‘un’anima straordinaria si trova in questo o in quel luogo, tu non andarvi’. Se qualcuno ti dicesse ‘Ho avuto una rivelazione’, lascia perdere, perché una tale informazione non significa niente per te, non ti giova a nulla. Ciò che invece il Signore ci dice, è piuttosto: ‘tutti i vostri interessi e affetti si concentrino nella fede, nella Chiesa, nel Vangelo.

Non ci sono parole migliori per far comprendere l'insegnamento di questa giovane carmelitana della Terra santa, "la piccola araba", figlia spirituale di Teresa di Gesù, che fondò il primo monastero teresiano a Betlemme. Myriam Baouardy è nata in alta Galilea il 5 gennaio 1846 e morta a Betlemme il 26 agosto 1878.  
Orfana in tenerissima età, fu affidata con il fratellino allo zio paterno. Cominciò a comunicarsi, di nascosto dei familiari; ma con il permesso del sacerdote. A 13 anni, lo zio trasferitosi coi ragazzi in Egitto, la promise in sposa a un giovane, ma lei rifiutò. Fu corteggiata, allora, da un turco che era al servizio dello zio e che per liberarla dalle vessazioni del suo tutore, le propose di prenderla in moglie. Mariam si negò, spiegando che il proprio diniego dipendeva anche dal fatto che non fosse cristiano. L'uomo non si diede per vinto e le propose di diventare musulmana: "Oh mai - disse la giovane - sono figlia della Chiesa cattolica, apostolica e romana. Con la grazia di Dio, spero di perseverare  fino alla morte nella mia religione, che è l'unica vera".

In preda a un moto di ira, il ragazzo turco la colpì al petto con un piede. Maria svenne e lui le si avventò addosso poi le tagliò la gola, con una scimitarra. Sembrava morta, il taglio sul collo ampio e profondo. Il suo corpo fu trascinato via e abbandonato in un luogo nascosto. 

La stessa Myriam tempo dopo raccontò di aver avuto la visione del cielo in cui aveva riconosciuto anche i genitori. Ma più prodigioso fu il suo salvataggio: era stata soccorsa da una misteriosa suora che aveva curato e suturato la ferita al collo e l'aveva accudita per circa un mese e lasciata in una chiesa maronita. Myriam era convinta che quella suora vestita di azzurro, che le predisse il futuro, fosse la Madonna. La giovane ancora non era guarita e la sua cicatrice alla gola fu vista da molti. Durante un viaggio in Terra Santa, conobbe una giovane che le parlò del voto di castità e con lei decise di offrire a Dio la propria castità, pregando nel Santo Sepolcro.

Il suo ingresso al Carmelo, con l'amica suora Veronique, avvenne nel 1867 a Pau. Qui le fu dato il nome religioso di Suor Maria di Gesù Crocifisso. La vita nel Carmelo fu ricca di doni e di pene interiori. Il 21 novembre 1876 s'inaugurò il monastero di Betlemme, sulla collina di Davide. Prima di prenderne possesso, suor Maria e le consorelle pregarono nella grotta della Natività.

Il 22 agosto del 1878, mentre trasportava due secchi d’acqua per dare da bere ai muratori che lavoravano nel giardino del monastero, cadde, inciampando su una cassetta di gerani fioriti, e si ruppe un braccio in più parti. Mentre la soccorrevano mormorò: “È finita”; il giorno dopo s’era già sviluppata la cancrena, dal braccio al collo. Morì il 26 agosto, a 33 anni.

Fu beatificata da Giovanni Paolo II e canonizzata da papa Francesco. I suoi fedeli sono in attesa della beatificazione. Intanto negli archivi del Carmelo sono allo studio 11 libri e 3000 pagine che la riguardano e che di sicuro porteranno alla luce nuovi aspetti della sua spiritualità e della personalità di questa umile suora della Terra Santa. La Chiesa la ricorda il 26 agosto, mentre noi Carmelitani Scalzi il 25 agosto, dato che l'indomani si ricorda la
Trasverberazione del cuore di Teresa di Gesù. Un fenomeno, questo, di cui fu protagonista anche Myriam Baouardy come fu verificato dalla analisi fatte sul suo cuore.

Portiamoci idealmente nel luogo in cui sono seppellite le sue spoglie: vedi qui  e a lei, figlia di Teresa e della Terra santa affidiamo la nostra preghiera per la Pace in tutti i luoghi del mondo in cui c'è la guerra e il massacro degli  innocenti.

Anniversario della proclamazione di S. Giovanni della Croce Dottore della Chiesa

Bisogna prestare attenzione alle parole che il nostro Salvatore ha pronunciato riguardo a questa via attraverso San Matteo, capitolo 7, quando disse: Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano! (…) Perché il progresso (l'avanzamento) si trova solo imitando Cristo, che è la via, la verità e la vita, e nessuno viene al Padre se non per mezzo di lui, come egli stesso dice attraverso San Giovanni (14:6). E altrove (10:9) dice: Io sono la porta; se qualcuno entra attraverso di me, sarà salvato. Quindi qualsiasi spirito che voglia procedere per dolcezza e facilità e fugga dall'imitazione di Cristo, non lo considererebbe buono.”
 San Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo, II, 7, 2.
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Queste parole del santo padre del Carmelo teresiano ci guidano in questa domenica e nella sua liturgia. Un giorno particolare oggi perché il 24 agosto 1926, giorno del già ricordato anniversario della Fondazione il primo monastero Teresiano e inizio della grande riforma, Giovanni della Croce, carmelitano scalzo artefice con Santa Teresa della riforma degli Scalzi, fu proclamato dottore della Chiesa da papa Pio XI. Chi aveva subito intuito la grandezza di questo piccolo frate fu Teresa di Gesù che lo aveva definito “un uomo celestiale e divino” e aveva sottolineato che “nessuno come lui capace di comunicare tanto fervore per la via del cielo”. Una grande amicizia con profonde radici in Cristo.

Festa per l'Ordine degli Scalzi: il 24 agosto 1562 fu l'inizio delle fondazioni di Teresa

 Ad Avila è festa. Il 24 agosto 1562 un allegro scampanellio annunciò a tutta la città di Avila la nascita di un nuovo monastero. C’ erano già 11 monasteri carmelitani in Spagna, ma questo che nasceva era il primo frutto della grande riforma teresiana: il monastero di San Giuseppe, in cui le prime 4 novizie vestirono l’abito delle carmelitane scalze che oggi tutti ricordano come il Monastero della Madre. Possiamo dire senza dubbio che è anche il nostro anniversario, come carmelitani scalzi. S, Giuseppe fu inaugurato il 24 agosto 1562 da Teresa di Gesù, con l'intento di stabilire un nuovo stile di vita ispirato alla Regola primitiva donata ai primi eremiti del monte Carmelo da Sant'Alberto di Gerusalemme e approvata nel 1247 dal Papa Innocenzo IV. La Regola che si osservava al monastero dell'Incarnazione, dov'era entrata originariamente Teresa d'Avila, era stata modificata da una Bolla di mitigazione il 15 febbraio 1432. Teresa sentiva che nel suo cuore Dio le chiedeva “di più”.

 

Pensando a quello che avrei potuto fare per Iddio - scrisse infatti nel libro della Vita, Teresa - vidi che anzitutto dovevo corrispondere ai doveri della mia vocazione religiosa, osservando la mia Regola con ogni possibile perfezione .

 


La storia di questa prima grande fondazione - a cui è stato dedicato il sito è raccontata dalla stessa Teresa di Gesù nel Libro della Vita, dal capitolo 32 al capitolo 36. Confortata dalle rivelazioni private che le donava il Signore, Teresa era così guidata nella realizzazione della sua prima fondazione. Decise di organizzare tutto con un estremo rigore, con il nascondimento, la penitenza e l’orazione. Tra le novità anche una statua di Maria e una di San Giuseppe come “custodi” delle porte del monastero: una novità rispetto agli altri monasteri (Vita 32,11). Cominciarono le persecuzioni a Teresa, nel monastero dell’Incarnazione. P. Teófanes ha ricordato che Teresa procedette in segreto per poter disporre della casa dove fondare il 24 agosto del 1562 il suo primo monastero. La santa rivelò le difficoltà che dovette superare (Vita 36,9). Furono lunghi mesi si sofferenza e silenzio. Ne parlò nella Vita con molta delicatezza l’opposizione anche di alcuni suoi confessori (Vita 33,7), la mancanza di un conforto amico, il pericolo dell’Inquisizione.

 Anche dal Cammino di perfezione si può ricostruire il clima che si respirava in questa prima comunità che rappresenta la prima scuola di spiritualità animata da Teresa; quella in cui la riformatrice del Carmelo ebbe l'opportunità di trattare con la maggior parte delle figure spirituali più importanti: San Pedro de Alcantara, Juan de la Cruz, Domingo Banez ...

Proprio nel Cammino di perfezione la santa scrisse: "Se sulla terra vi può essere il paradiso, esso è in questa casa: vita felicissima conducono infatti le anime che, disprezzando ogni propria soddisfazione, non pensano che a contentare il Signore. Ma quelle che qui cercassero altra cosa, non solo non la troverebbero, ma perderebbero tutto" (Cammino, 13,7). 

L'attuale convento de San José è nato sulle fondamenta della costruzione primitiva che fece edificare la Santa e l'11 maggio 1968 ottenne il titolo di monumento storico-artistico con un decreto. Un valore dovuto anche al museo teresiano che conserva alcune opere e diverse reliquie della santa di Avila.

Il primo novembre del 1982 il monastero fu visitato dal b. Giovanni Paolo II che disse "Qui ad Avila, con la fondazione del monastero di san Giuseppe, a cui sono seguite le sue altre 16 fondazioni, si è compiuto un disegno di Dio per la vita della Chiesa. Teresa di Gesù fu lo strumento provvidenziale, la depositaria di un nuovo carisma di vita contemplativa, che avrebbe prodotto tanti frutti."

Quel 24 agosto non fu solo il punto di partenza per un piccolo gruppo di donne riunite attorno a Teresa di Gesù; fu l'inizio di un'avventura spirituale che si sarebbe diffusa in tutto il mondo. Ancora oggi è fonte di ispirazione per chi cerca Dio e, conoscendo Teresa, lo scopre vicino ed Amico.