La Santità nel nostro Ordine

" Nella storia della Santità del nostro Ordine carmelitano è frequente la constatazione di una presenza

dello Spirito Santo in maniere mirabili, a parte quella colomba che ritroviamo nell'iconografia di Santa Teresa ma che è emblematica di una creatura trascinata da Dio, illuminata e trasfigurata da Dio. A parte il fuoco che Giovanni della Croce portava dentro di sé e seminava fuori, anch'esso emblema dello Spirito vivificante, possiamo osservare che tanti tesori di dottrina spirituale attraverso i nostri fratelli e sorelle nella Santità segnano un dilagare dei doni dello Spirito. Pensiamo a Teresa di Gesù bambino e a Elisabetta della Trinità, dove c'è una sproporzione colossale tra i dati della povera creatura e le ricchezze di sapienza, di grazia, di virtù che queste creature, tra l'altro con una impressionante precocità, hanno manifestato e vissuto. Questo dimostra la Signoria di Dio sul tempo delle creature, ma dimostra anche la Signoria dello Spirito in queste creature le quali capiscono con la sapienza dei vecchi vivono con la prudenza degli anziani e affrettano l'eternità con lo Splendore della giovinezza" (p. Anastasio Ballestrero)

P. Anastasio "Quando il Signore chiama"

 

Il Signore mi ha chiamato e mi ha chiamato per sempre. Questo stupendo prodigio di amore gratuito del Signore che sceglie una creatura senza un perché, nessuno si ferma a contemplarlo abbastanza. Non ci rendiamo abbastanza conto che le nostre vocazioni non sono affidate al protagonismo delle nostre persone, ma ai dinamismi della grazia che il Signore conduce.

P. Anastasio Ballestrero

Il Carmelo, patria di anime coraggiose

Padre Anastasio Ballestrero affermava: "


Il Carmelo è la patria delle anime coraggiose. Ricordiamoci che il coraggio caratterizza la vocazione carmelitana: la Santa Madre era un'anima coraggiosa, non l'arrestava nulla. Quando si tratta di amare il Signore, di praticare la virtù, di rendere testimonianza, di pregare per la Chiesa, di zelare per il Regno di Dio. Quanto più una cosa è impossibile tanto più dobbiamo essere decisi e pronti a farla. Al Carmelo non si entra per arruolarci nel battaglione dei mediocri: si entra e si rimane per essere gli arditi del Regno di Dio ... La Santa Madre diceva ancora che non dobbiamo pretendere che l'amore di Dio, l'amicizia con Dio ci costi poco!

 Preghiera 


Signore Gesù, fa’ che io lasci dilagare nel mio spirito le parole del tuo Vangelo; che io stupisca della loro soavità e mi renda conto che veramente il tuo amore e la tua misericordia sono un oceano, nel quale tutti naufraghiamo, ma per essere salvati. Signore, fa’ che la tua Parola susciti in me la quiete della tua pace e l’ebbrezza della tua beatitudine; che mi abbandoni ad essa con fiducia; che me ne lasci intridere fin nel profondo del cuore; che esse non si fermi all’orecchio e alla mente ma, per i misteriosi cammini che tu conosci, giunga nelle fibre più intime del mio essere e vi si faccia fermento di resurrezione e vita nuova. Amen (Padre Anastasio Ballestrero, servo di Dio ocd )


Meditiamo: "L'Uomo vede l'apparenza, il Signore vede il cuore" (1 Sam16,7) 

Trovare nel Carmelo un senso alla propria vita

 

Se qualcosa ha dato alla mia vita senso e felicità è aver creduto al Signore e avergli detto di sì a occhi chiusi e averlo seguito come un discepolo che non sa dove va ma che ha la mano nella mano di Qualcuno che lo sa anche per lui.

“Il Carmelo è stato ed è la casa del mio cuore e la patria dell’anima dell’anima mia. La mia vita ha trovato nel Carmelo tutto. Tutte le energie, tutte le grazie: il mio cuore si è saziato, la mia anima non è mai stata randagia, le difficoltà della vita hanno trovato in casa sempre la soluzione e oggi che sono alla fine dei miei giorni ringrazio Dio di questo dono, ringrazio la Madonna di questa grazia e ti auguro che possa essere vero per te come lo è stato per me. La fedeltà al Carmelo è il viatico della vita”.
Il Signore chiama tutti, ma chiama me.

Chiama altri insieme a me, ma l’impegno è personale

 (p. Anastasio Ballestrero, ocd)

Ballestrero e il modello di Maria

 


"La Madonna ascolta e fa. È il nostro modello, è il nostro tipo, è il nostro modo di essere di contemplativi di Cristo e di Dio. È il nostro modo di essere alla sequela di Gesù, Ascoltare e fare, in una specie di edizione, senza confini. Una fiducia senza limiti, un abbandono senza sosta: il mistero di Gesù Benedetto. Qui la nostra vocazione comincia a caratterizzarsi anche di più, per questa esemplarità della Madonna, alla sequela di Cristo che dà tanto senso alla nostra vita spirituale e che ci fa sentire Maria come primogenita di Dio e quindi come nostra sorella, così come fratello sentiamo Cristo".  

p. Anastasio Ballestrero ocd 

                                                                                                                                  

Gallipoli e la novena per S. Teresa

CORSO BIBLICO. A proposito di vocazione, che cosa ci dice la Bibbia?

Il Consiglio dell'Ordine Secolare Carmelitani Scalzi della Semi provincia Napoletana della Madre di Dio, invita a partecipare le comunità secolari della Campania (e online quelle della Basilicata e della Puglia) al percorso di lettura, conoscenza e meditazione della Sacra Scrittura con la guida e l’accompagnamento del biblista P. Angelo Lanfranchi, carmelitano scalzo.

 Insieme percorreremo il racconto biblico del Primo e Secondo Libro di Samuele, sia dal punto di vista teologico con le complesse relazioni tra progetto divino e libertà umana sia dal punto di vista antropologico con le relazioni inter-familiari, l’esercizio del potere e il riconoscimento dell’autorità carismatica.

S'inizia sabato mattina 11 Ottobre 2025, presso la Casa di Spiritualità SS. Annunziata in Maddaloni, con il primo dei quattro moduli programmati sul tema  L’UOMO VEDE L’APPARENZA, IL SIGNORE VEDE IL CUORE (1Sam 16,7) meditazione sui Libri di Samuele, intessuti di vocazioni – personali e di un intero popolo. Ripercorrere la storia passata – “fare memoria” – è un atto essenziale, perché “la memoria non è solo rivolta al passato, ma nutre il presente e orienta il futuro” (papa Leone XIV).

Qui il programma del corso biblico

Ottobre con p. Anastasio Ballestrero

Vi proponiamo di vivere questo mese con il servo di Dio p. Anastasio Ballestrero, carmelitano scalzo, cardinale (fu anche vescovo di Bari e successivamente di Torino). Pubblicheremo stralci tratti dagli incontri che ebbe con frati, monache e secolari, dagli appunti della sua vita. 

Perché questa scelta? Leggete questo breve brano tratto da "Autoritratto di una vita":

Mancavano pochi giorni alla mia Vestizione - non avevo ancora 15 anni - e si doveva andare dal padre Provinciale che ci prendeva uno per uno. Venne da me un compagno della mia età e mi disse "Sai, vicino al tuo nome sul foglio del Provinciale ho visto scritto fra Vittorio. 
Come faccio? pensai. fra Vittorio non mi piace davvero.
Il padre mi chiamò. Andai da lui e, come prima cosa, sbirciai il foglietto. Ed ora, pensai, come faccio? Mi venne in mente che da poco era morto il padre Anastasio che avrebbe dovuto essere il nostro maestro. Quando il Provinciale incominciò a parlarmi del nome, io soggiunsi: Sa io sono molto devoto del padre Anastasio, gli ho voluto tanto bene ... E poi doveva essere il nostro maestro..
Come? pensavi davvero al padre Anastasio? Davvero ti piacerebbe?
Sì mi piacerebbe tanto.
Bene bene Anastasio e poi ?
E poi una Madonna (una Madonna la volevo)
E allora: sei di Genova, starebbe bene la Madonna della guardia.
Ma siamo in ottobre, forse potrebbe stare la Madonna del Rosario. Mi piacerebbe.
Anastasio del Santissimo Rosario. Beh, vedremo.
Poi la vestizione. Pensavo: ora chissà che cosa mi pioverà addosso ... invece fu proprio "fra Anastasio del Santissimo Rosario
".




Festa di Santa Teresa di Gesù Bambino

Il 30 settembre S. Teresina aprì i suoi occhi a Dio, lo vide come aveva desiderato tutta la vita.

Per pregare con tutto il Carmelo e la Chiesa
ecco la Liturgia delle Ore propria.
  Clicca qui🌹

Una breve scheda su di lei:

Ultima di nove figli dei coniugi Luigi Martin e Zelia Guérin, una coppia molto devota, approdata al matrimonio dopo aver entrambi accarezzato l'idea di vivere una vita consacrata a Dio. Il cammino di santità l'hanno vissuto nel sacramento del matrimonio e nell'aver generato nove figli (quattro persi in tenera età) e donati a Dio. Il nome che fu imposto all'ultimogenita è Maria Francesca Teresa. Le altre quattro sorelle (Maria, Paolina, Leonia, Celina) saranno fondamentali nella formazione di Teresina, soprattutto dopo la morte della mamma.  

Durante il primo anno di vita, Teresa ha dovuto essere allattata da una nutrice perché la mamma aveva un tumore al seno. A quattro anni le muore la madre. Quella bambina che nelle sue lettere la signora Zelia descriveva come una bimba con l'argento vivo addosso, anche se molto sensibile diventa una bambina timida, silenziosa. Coccolatissima,  quando sua sorella Paolina entra nel Carmelo (1882), comincia a somatizzare il proprio dolore con una “strana malattia” che le provoca allucinazioni e tremori. Un giorno, mentre le sorelle pregano per lei, le sembra di vedere la statua della Vergine che ha presso il letto sorriderle e guarirla. Le si dedica la sorella Maria e Teresa comincia a vincersi in tante piccole cose, poi nel 1886 anche Maria entra come monaca nel Carmelo. A Natale Teresa riceve quella che lei chiama la “grazia della sua conversione”. Il 9 aprile 1888, Teresa entra al Carmelo con il nome di Teresa di Gesù Bambino. A questo nome aggiunge successivamente “e del Volto santo”. A 23 anni si ammala di tisi. In quel periodo cammina quasi carponi, per la sofferenza e prega  Dio che quel suo modo di soffrire possa essere di aiuto a un missionario. 

Ecco perché la Chiesa l’ha proclamata patrona delle missioni. Il Carmelo è soprattutto interiorità. Teresina è diventata per la sua amicizia con Dio Suo un prolungamento. Non è mai uscita da monastero, ma ha contribuito con la sofferenza offerta alla missione apostolica dei missionari.

P. Ramiro illustra gli elementi importante dell'incontro di formazione

Si è concluso il primo ciclo di incontri della Scuola laboratorio nazionale di formazione online – ocds, con l’intervento di p. Ramiro Casale, nostro Delegato Nazionale. La scuola ricomincerà il 1° dicembre. Quello di sabato scorso è stato un incontro molto apprezzato in tutte le comunità perché p. Ramiro ha dato incoraggiato, dato conferme e ha offerto strumenti per la formazione e per la costruzione di una comunità affiatata rivolta con lo sguardo a Cristo, nel solco del Carmelo. In primis ha spiegato come deve prepararsi il formatore e come accogliere.  

 


Relazione sul webinar “Aspetti psicologici e relazionali negli incontri formativi di prima conoscenza”

Il giorno 27 settembre, la Scuola – Laboratorio nazionale di formazione online dell’OCDS Italia ha organizzato un webinar sul tema: “Aspetti psicologici e relazionali negli incontri formativi di prima conoscenza”, destinato agli attuali e futuri responsabili della formazione.

Il relatore, Padre Ramiro Casale OCD, delegato generale dell’OCDS, ha trattato tre punti fondamentali: la preparazione dei formatori, le dinamiche relazionali e le modalità per concludere l’incontro formativo.

In merito al primo punto, ha affermato l’importanza della preparazione psicologica del formatore, al di là di quella contenutistica, sicuramente fondamentale; a tal fine, ha consigliato di assumere un atteggiamento cordiale e di preparare il setting dell’incontro prediligendo una disposizione circolare o a “U”, in modo che da agevolare la partecipazione di tutti i componenti del gruppo. 

Per la fase preparatoria, inoltre, il relatore ha dato alcune indicazioni utili per il formatore: definire con chiarezza gli obiettivi e le strategie da adottare; predisporsi all’ascolto dell’altro con un atteggiamento di apertura; monitorare e gestire le emozioni, proprie ed altrui, per mantenere un clima sereno e fraterno; cercare di essere flessibili e di adattarsi alle situazioni che si presentano, senza attenersi a rigidi schemi.

Ha, quindi, sollecitato ad attenersi a queste indicazioni durante lo svolgimento dell’incontro, ricordando di mantenere un atteggiamento aperto ed accogliente, attento a cogliere non solo i messaggi veicolati tramite la comunicazione verbale, ma anche, se non soprattutto, quelli che vengono espressi con linguaggio del corpo (postura, gestualità, etc), il tono della voce, la mimica facciale.

Oltre ad essere accogliente ed inclusivo, soprattutto durante i primi incontri e con i nuovi ingressi, il formatore deve agire in modo autentico e sincero ed essere coerente per poter creare un ambiente che ispiri fiducia e metta i presenti a proprio agio; inoltre, deve essere sempre rispettoso del prossimo e delle diversità con cui si interfaccia, cercando di includere tutti, senza, però, mai forzare nessuno alla parola o alla condivisione; deve, inoltre, moderando i tempi dei singoli interventi.

Infine, è importante che, al termine di ogni incontro, raccolga i feedback dei partecipanti, dando il giusto rilievo anche a quelli positivi, a supporto dell’efficacia dell’intervento operato e delle strategie adottate.

A supporto del delicato ruolo svolto dal formatore/mediatore, padre Ramiro ha suggerito di ricorrere alla regolazione della respirazione, quale tecnica utile per mantenere uno stato di calma, e ha più volte ricordato di affidarsi costantemente all’azione dello Spirito, perché sia Lui ad agire e a parlare, anche per essere guidati nella gestione delle diverse situazioni, soprattutto quelle che si possono rivelare più complesse e spinose.

Per quanto riguarda le dinamiche interpersonali, padre Ramiro ha ribadito che il formatore deve mirare a creare un ambiente accogliente e sicuro; pertanto, deve cercare di mettere i partecipanti a proprio agio e dare spazio a tutti, limitando le persone più loquaci e incoraggiando le più silenziose, senza, tuttavia, forzare nessuno. Deve dare regole precise e farle rispettare, per prevenire le conflittualità; deve, ancora, superare gli stereotipi, personali ed altrui, ed evitare una comunicazione difensiva che allontana dall’altro; deve placare possibili stati d’ansia, sia dei formandi che propri. Deve, inoltre, tener presente le differenze sociali e culturali ed adeguare il proprio linguaggio agli uditori, cercando di evitare, in ogni caso, un linguaggio eccessivamente tecnico.

Infine, il relatore ha sottolineato l’importanza della creatività e del ricorso a strumenti e strategie differenti per coinvolgere i partecipanti, utilizzando immagini, schede di lavoro, strumenti digitali, lavori in coppia o piccoli gruppi, elaborati personali, etc..

In ultimo, padre Ramiro ha dato alcune importanti indicazioni per la conclusione dell’incontro formativo: chiedere il feedback dei partecipanti, annotando eventuali criticità, ma soffermandosi anche sui riscontri positivi, in particolare se inattesi. Comunicare con chiarezza i compiti, se previsti, ringraziare tutti per la loro presenza e partecipazione. Concludere, sempre, con un’autovalutazione positiva e costruttiva sul proprio operato.

G.

Le schede di padre Ramiro

La Festa dell'Esaltazione della Croce

 Con Gesù, la Croce
antico strumento di supplizio,
diventa uno sfolgorante simbolo
di salvezza.

L'Esaltazione della Croce è anche una festa con un particolare significato, nel Carmelo. Leggi qui

Vivere la fraternità

La lettura breve dell'Ora terza della Liturgia di oggi (Fil 2, 2-4) è un bellissimo inno alla fraternità.

   Rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Non cerchi ciascuno il proprio interesse, ma piuttosto quello degli altri.

26 agosto: Trasverberazione del cuore di Teresa

  Apriamo insieme il “Libro della Vita” di Teresa di Gesù, al capitolo 29. Dopo aver descritto il cammino di orazione percorso, la santa, infatti, si sofferma su grazie particolari, doni sovrannaturali che spesso il Signore le dona. Sono per lo più rivelazioni personali, non prodigi da raccontare per distogliere l’attenzione dall’essenziale (ricordiamo sempre che SOLO DIO BASTA). Ma nel racconto della vita e dei doni ricevuti da Dio, che la santa fa per obbedienza non si può sorvolare sull’episodio in cui il suo cuore è stato trafitto, durante un'estasi.  

Ecco come la santa Madre racconta quest’esperienza nella autobiografia: “Il Signore, mentre ero in tale stato, volle alcune volte favorirmi di questa visione: vedevo vicino a me, dal lato sinistro, un angelo in forma corporea, cosa che non mi accade di vedere se non per caso raro. Benché, infatti, spesso mi si presentino angeli, non li vedo materialmente, ma come nella visione di cui ho parlato in precedenza. 

In questa visione piacque al Signore che lo vedessi così: non era grande, ma piccolo e molto bello, con il volto così acceso da sembrare uno degli angeli molto elevati in gerarchia che pare che brucino tutti in ardore divino: credo che siano quelli chiamati cherubini, perché i nomi non me ridicono, ma ben vedo che nel cielo c’è tanta differenza tra angeli e angeli, e tra l’uno e l’altro di essi, che non saprei come esprimermi. Gli vedevo nelle mani un lungo dardo d’oro, che sulla punta di ferro mi sembrava avesse un po’ di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, così profondamente che mi giungeva fino alle viscere, e quando lo estraeva sembrava portarselo via, lasciandomi tutta infiammata di grande amore di Dio.

Il dolore della ferita era così vivo che mi faceva emettere quei gemiti di cui ho parlato, ma era così grande la dolcezza che mi infondeva questo enorme dolore, che non c’era da desiderarne la fine, né l’anima poteva appagarsi d’altro che di Dio. Non è un dolore fisico, ma spirituale, anche se il corpo non tralascia di parteciparvi un po’, anzi molto.

È un idillio così soave quello che si svolge tra l’anima e Dio, che supplico la divina bontà di farlo provare a chi pensasse che mento.

 La santa ritornò ancora su questa esperienza, probabilmente ripetutasi nel corso della sua vita, nel “Castello Interiore” e nelle “Relazioni”“Altre volte mi sembra che questa ferita d’amore affiori dall’intimo dell’anima. Se ne hanno grandi effetti… Si tratta di desideri di Dio così vivi e delicati che non si riesce ad esprimerli (…) l’anima si vede impossibilitata a godere di Dio come vorrebbe”. (Rel.5, 17).

Teresa poi all’inizio e al termine delle seste dimore del Castello Interiore, (II capitolo) scrive tra l’altro: “Stavo ora pensando se per caso da questo fuoco del braciere acceso, che è il mio Dio, non si fosse staccata una scintilla e avesse colpito l’anima in modo da farle sentire l’ardore di quel fuoco, ma non essendo tanto forte da consumarla ed essendo così dolce, l’avesse lasciata con quella pena prodottale nel toccarla. Ecco, a mio avviso, il miglior paragone che son riuscita a trovare.

E anche quando dura un po’, va e viene. In conclusione, non è mai costante, e per questo non finisce mai di bruciare l’anima. Infatti, quando essa sta per accendersi, la scintilla si spegne e l’anima rimane con il desiderio di tornare a patire quel dolore amoroso che la scintilla le produce… Qui non c’è da pensare che si tratti di un effetto della stessa natura o della malinconia e nemmeno di un inganno del demonio o di illusione, perché si vede bene che è un movimento proveniente da dove abita il Signore, che è immutabile”.

Anche Giovanni della Croce commentò, come racconta Teresa Benedetta della Croce nel suo “Scientia Crucis” questa grazia, mentre la scienza dopo la morte della santa poté attestare che il suo cuore presentava delle ferite. È conservato tuttora in un reliquiario, nel monastero in cui la santa morì il 4 ottobre 1582, ad Alba de Tormes.     

L’'esperienza mistica vissuta da s. Teresa di Gesù e da lei stessa descritta nelle sue opere è ricordata dal nostro Ordine oggi, 26 agosto (Liturgia delle Ore testo proprio – per stampa A4: pdf  word)

In Italia abbiamo molte tele che rappresentano la cosiddetta “estasi di s. Teresa”, ma quella che meglio rappresenta questo momento da lei stessa raccontato è la scultura di Gian Lorenzo Bernini, conservata della Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma. Ecco un video che ci descrive l’opera.

Oggi ricordiamo Maria di Gesù Crocifisso, la piccola araba

 

Non serve lasciarsi incuriosire dallo straordinario e dal soprannaturale. Se qualcuno venisse e ti dicesse: ‘La beata Vergine Maria appare in un posto così’, oppure se ti dicesse ‘un’anima straordinaria si trova in questo o in quel luogo, tu non andarvi’. Se qualcuno ti dicesse ‘Ho avuto una rivelazione’, lascia perdere, perché una tale informazione non significa niente per te, non ti giova a nulla. Ciò che invece il Signore ci dice, è piuttosto: ‘tutti i vostri interessi e affetti si concentrino nella fede, nella Chiesa, nel Vangelo.

Non ci sono parole migliori per far comprendere l'insegnamento di questa giovane carmelitana della Terra santa, "la piccola araba", figlia spirituale di Teresa di Gesù, che fondò il primo monastero teresiano a Betlemme. Myriam Baouardy è nata in alta Galilea il 5 gennaio 1846 e morta a Betlemme il 26 agosto 1878.  
Orfana in tenerissima età, fu affidata con il fratellino allo zio paterno. Cominciò a comunicarsi, di nascosto dei familiari; ma con il permesso del sacerdote. A 13 anni, lo zio trasferitosi coi ragazzi in Egitto, la promise in sposa a un giovane, ma lei rifiutò. Fu corteggiata, allora, da un turco che era al servizio dello zio e che per liberarla dalle vessazioni del suo tutore, le propose di prenderla in moglie. Mariam si negò, spiegando che il proprio diniego dipendeva anche dal fatto che non fosse cristiano. L'uomo non si diede per vinto e le propose di diventare musulmana: "Oh mai - disse la giovane - sono figlia della Chiesa cattolica, apostolica e romana. Con la grazia di Dio, spero di perseverare  fino alla morte nella mia religione, che è l'unica vera".

In preda a un moto di ira, il ragazzo turco la colpì al petto con un piede. Maria svenne e lui le si avventò addosso poi le tagliò la gola, con una scimitarra. Sembrava morta, il taglio sul collo ampio e profondo. Il suo corpo fu trascinato via e abbandonato in un luogo nascosto. 

La stessa Myriam tempo dopo raccontò di aver avuto la visione del cielo in cui aveva riconosciuto anche i genitori. Ma più prodigioso fu il suo salvataggio: era stata soccorsa da una misteriosa suora che aveva curato e suturato la ferita al collo e l'aveva accudita per circa un mese e lasciata in una chiesa maronita. Myriam era convinta che quella suora vestita di azzurro, che le predisse il futuro, fosse la Madonna. La giovane ancora non era guarita e la sua cicatrice alla gola fu vista da molti. Durante un viaggio in Terra Santa, conobbe una giovane che le parlò del voto di castità e con lei decise di offrire a Dio la propria castità, pregando nel Santo Sepolcro.

Il suo ingresso al Carmelo, con l'amica suora Veronique, avvenne nel 1867 a Pau. Qui le fu dato il nome religioso di Suor Maria di Gesù Crocifisso. La vita nel Carmelo fu ricca di doni e di pene interiori. Il 21 novembre 1876 s'inaugurò il monastero di Betlemme, sulla collina di Davide. Prima di prenderne possesso, suor Maria e le consorelle pregarono nella grotta della Natività.

Il 22 agosto del 1878, mentre trasportava due secchi d’acqua per dare da bere ai muratori che lavoravano nel giardino del monastero, cadde, inciampando su una cassetta di gerani fioriti, e si ruppe un braccio in più parti. Mentre la soccorrevano mormorò: “È finita”; il giorno dopo s’era già sviluppata la cancrena, dal braccio al collo. Morì il 26 agosto, a 33 anni.

Fu beatificata da Giovanni Paolo II e canonizzata da papa Francesco. I suoi fedeli sono in attesa della beatificazione. Intanto negli archivi del Carmelo sono allo studio 11 libri e 3000 pagine che la riguardano e che di sicuro porteranno alla luce nuovi aspetti della sua spiritualità e della personalità di questa umile suora della Terra Santa. La Chiesa la ricorda il 26 agosto, mentre noi Carmelitani Scalzi il 25 agosto, dato che l'indomani si ricorda la
Trasverberazione del cuore di Teresa di Gesù. Un fenomeno, questo, di cui fu protagonista anche Myriam Baouardy come fu verificato dalla analisi fatte sul suo cuore.

Portiamoci idealmente nel luogo in cui sono seppellite le sue spoglie: vedi qui  e a lei, figlia di Teresa e della Terra santa affidiamo la nostra preghiera per la Pace in tutti i luoghi del mondo in cui c'è la guerra e il massacro degli  innocenti.

Anniversario della proclamazione di S. Giovanni della Croce Dottore della Chiesa

Bisogna prestare attenzione alle parole che il nostro Salvatore ha pronunciato riguardo a questa via attraverso San Matteo, capitolo 7, quando disse: Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano! (…) Perché il progresso (l'avanzamento) si trova solo imitando Cristo, che è la via, la verità e la vita, e nessuno viene al Padre se non per mezzo di lui, come egli stesso dice attraverso San Giovanni (14:6). E altrove (10:9) dice: Io sono la porta; se qualcuno entra attraverso di me, sarà salvato. Quindi qualsiasi spirito che voglia procedere per dolcezza e facilità e fugga dall'imitazione di Cristo, non lo considererebbe buono.”
 San Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo, II, 7, 2.
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Queste parole del santo padre del Carmelo teresiano ci guidano in questa domenica e nella sua liturgia. Un giorno particolare oggi perché il 24 agosto 1926, giorno del già ricordato anniversario della Fondazione il primo monastero Teresiano e inizio della grande riforma, Giovanni della Croce, carmelitano scalzo artefice con Santa Teresa della riforma degli Scalzi, fu proclamato dottore della Chiesa da papa Pio XI. Chi aveva subito intuito la grandezza di questo piccolo frate fu Teresa di Gesù che lo aveva definito “un uomo celestiale e divino” e aveva sottolineato che “nessuno come lui capace di comunicare tanto fervore per la via del cielo”. Una grande amicizia con profonde radici in Cristo.

Festa per l'Ordine degli Scalzi: il 24 agosto 1562 fu l'inizio delle fondazioni di Teresa

 Ad Avila è festa. Il 24 agosto 1562 un allegro scampanellio annunciò a tutta la città di Avila la nascita di un nuovo monastero. C’ erano già 11 monasteri carmelitani in Spagna, ma questo che nasceva era il primo frutto della grande riforma teresiana: il monastero di San Giuseppe, in cui le prime 4 novizie vestirono l’abito delle carmelitane scalze che oggi tutti ricordano come il Monastero della Madre. Possiamo dire senza dubbio che è anche il nostro anniversario, come carmelitani scalzi. S, Giuseppe fu inaugurato il 24 agosto 1562 da Teresa di Gesù, con l'intento di stabilire un nuovo stile di vita ispirato alla Regola primitiva donata ai primi eremiti del monte Carmelo da Sant'Alberto di Gerusalemme e approvata nel 1247 dal Papa Innocenzo IV. La Regola che si osservava al monastero dell'Incarnazione, dov'era entrata originariamente Teresa d'Avila, era stata modificata da una Bolla di mitigazione il 15 febbraio 1432. Teresa sentiva che nel suo cuore Dio le chiedeva “di più”.

 

Pensando a quello che avrei potuto fare per Iddio - scrisse infatti nel libro della Vita, Teresa - vidi che anzitutto dovevo corrispondere ai doveri della mia vocazione religiosa, osservando la mia Regola con ogni possibile perfezione .

 


La storia di questa prima grande fondazione - a cui è stato dedicato il sito è raccontata dalla stessa Teresa di Gesù nel Libro della Vita, dal capitolo 32 al capitolo 36. Confortata dalle rivelazioni private che le donava il Signore, Teresa era così guidata nella realizzazione della sua prima fondazione. Decise di organizzare tutto con un estremo rigore, con il nascondimento, la penitenza e l’orazione. Tra le novità anche una statua di Maria e una di San Giuseppe come “custodi” delle porte del monastero: una novità rispetto agli altri monasteri (Vita 32,11). Cominciarono le persecuzioni a Teresa, nel monastero dell’Incarnazione. P. Teófanes ha ricordato che Teresa procedette in segreto per poter disporre della casa dove fondare il 24 agosto del 1562 il suo primo monastero. La santa rivelò le difficoltà che dovette superare (Vita 36,9). Furono lunghi mesi si sofferenza e silenzio. Ne parlò nella Vita con molta delicatezza l’opposizione anche di alcuni suoi confessori (Vita 33,7), la mancanza di un conforto amico, il pericolo dell’Inquisizione.

 Anche dal Cammino di perfezione si può ricostruire il clima che si respirava in questa prima comunità che rappresenta la prima scuola di spiritualità animata da Teresa; quella in cui la riformatrice del Carmelo ebbe l'opportunità di trattare con la maggior parte delle figure spirituali più importanti: San Pedro de Alcantara, Juan de la Cruz, Domingo Banez ...

Proprio nel Cammino di perfezione la santa scrisse: "Se sulla terra vi può essere il paradiso, esso è in questa casa: vita felicissima conducono infatti le anime che, disprezzando ogni propria soddisfazione, non pensano che a contentare il Signore. Ma quelle che qui cercassero altra cosa, non solo non la troverebbero, ma perderebbero tutto" (Cammino, 13,7). 

L'attuale convento de San José è nato sulle fondamenta della costruzione primitiva che fece edificare la Santa e l'11 maggio 1968 ottenne il titolo di monumento storico-artistico con un decreto. Un valore dovuto anche al museo teresiano che conserva alcune opere e diverse reliquie della santa di Avila.

Il primo novembre del 1982 il monastero fu visitato dal b. Giovanni Paolo II che disse "Qui ad Avila, con la fondazione del monastero di san Giuseppe, a cui sono seguite le sue altre 16 fondazioni, si è compiuto un disegno di Dio per la vita della Chiesa. Teresa di Gesù fu lo strumento provvidenziale, la depositaria di un nuovo carisma di vita contemplativa, che avrebbe prodotto tanti frutti."

Quel 24 agosto non fu solo il punto di partenza per un piccolo gruppo di donne riunite attorno a Teresa di Gesù; fu l'inizio di un'avventura spirituale che si sarebbe diffusa in tutto il mondo. Ancora oggi è fonte di ispirazione per chi cerca Dio e, conoscendo Teresa, lo scopre vicino ed Amico.

Oggi il Carmelo ricorda le Sante Martiri della Rivoluzione.

È il primo anno che ricordiamo  come Santo ( sono state canonizzato a dicembre) le martiri di Compiégne, le monache carmelitane scalze decapitate il 17 luglio 1794, per aver rifiutato di rinnegare la propria fede.



 


Oggi per noi carmelitani è festa

Buona Solennità della B. Vergine del Carmelo a tutti 



Splendono davanti i nostri occhi la Bellezza, la mitezza e la dolcezza della Vergine Madre. In un giorno solenne come questo possiamo onorarla seguendo la liturgia, ma soprattutto seguendone l'esempio e l'abbandono alla volontà di Dio.

La lettera di P. Ramiro che abbiamo pubblicato ieri (leggila qui) ci ha ricordato Ogni volta che guardiamo lo scapolare che portiamo, ricordiamo che siamo protetti da Colei chi è la bellezza e la dolcezza del Carmelo, e allo stesso tempo Lei ci ricorda la nostra promessa di imitarla dicendo di sì alla volontà di Dio e al Suo invito di crescere nella nostra unione con Lui e di diventare nella nostra vita degli strumenti del Suo amore e della Sua misericordia.

Infatti, "mai come in questo tempo storico la Solennità della Madonna del Carmelo che festeggeremo mercoledì 16 luglio diventa per tutti noi Secolari Carmelitani un invito pressante ad affidarci a Lei, Madre e Regina non solo del Carmelo, ma del mondo intero e ad implorare la sua protezione e la sua intercessione per un mondo in cui l’amore sembra spento e sostituito dalla violenza in tutte le sue forme e dalla guerra", come ci ha ricordato il Coordinamento ocds interprovinciale.



Flos Carmeli
vitis florigera,
splendor coeli,
Virgo puerpera,
singularis.

Mater mitis,
sed viri nescia,
Carmelitis
esto propitia,
Stella maris.

Radix Iesse
germinans flosculum,
nos adesse
tecum in saeculum
patiaris.

Inter spinas
quae crescis lilium
serva puras
mentes fragilium,
tutelaris!

Armatura
fortis pugnantium
furunt bella,
tende praesidium
scapularis.

Per incerta
prudens consilium,
per adversa
iuge solatium
largiaris.

Mater dulcis
Carmeli domina,
plebem tuam
reple laetitia
qua bearis.

Paradisi
clavis et ianua,
fac nos duci
quo, Mater, gloria
coronaris.


Amen.

In preparazione alla Solennità della b. Vergine del Monte Carmelo, Madre mite


Siamo alla vigilia della Solennità della Vergine del Carmelo. L'esperienza del mistero mariano è indissolubilmente unita alla spiritualità carmelitana . Abbiamo visto che Teresa di Gesù che le si affidò appena ebbe perso la mamma altre figure carmelitane hanno dedicato a lei meditazioni e preghiere: il Beato Francesco Palau y Quer ha contemplato la Madonna come figura perfetta della Chiesa (Le mie Relazioni); Teresa di Lisieux, fu colpita dalla semplicità di Maria e del suo "cammino" attraverso gli episodi del Vangelo; S. Elisabetta della Trinità nutrì sentimenti di tenerezza verso la Vergine Maria, definendola ora "Lode di Gloria", ora "Specchio di Giustizia", oppure "Janua coeli", la porta che introduce nel mistero di Cristo e dello Spirito. Edith Stein nelle sue opere dedica splendide pagine alla Vergine, presentandola come donna, tipo perfetto della Chiesa, Madre universale nella sua cooperazione a Cristo e allo Spirito, ai piedi della Croce.

La devozione allo scapolare della madonna del Carmelo si lega alla figura che oggi l'Ordine ricorda, S. Simone Stock, al quale la Vergine donò questa parte dell'abito monastico. Si trova traccia di questo indumento già nella regola di San Benedetto: era indossato durante il lavoro per proteggere l'abito monastico, ma nel Carmelo i religiosi e le religiose lo hanno indossato come parte fondamentale dell'abito. In un periodo difficile della storia dell'Ordine Simone Stock molto devoto alla santa Vergine, affidò alla protezione della Vergine tutto l'Ordine, pregandola del dono di qualche privilegio e compose per lei la sequenza che ancor oggi intoniamo e consideriamo l'inno ufficiale dell'Ordine: il Flos Carmeli.
Si racconta in un Santorale dell'Ordine di una speciale visione avuta da Stock dopo questa richiesta: la Vergine, contornata di angeli, si china verso di lui per vestirlo con lo scapolare, ancor oggi segno di appartenenza alla famiglia carmelitana.
Oggi, invece, vorremmo richiamare l'attenzione sulle dolcissime parole con cui Simone Stock pregava la Vergine, definendola "fiore del Carmelo", "vite fiorente", "Stella del mare" e soprattutto "Madre mite". Questa è l'immagine di Maria che, agli inizi del suo cammino nel Carmelo, ha la nostra santa Madre Teresa. E in queste parole, noi dobbiamo trovare il senso del nostro sentirci parte di questa famiglia che si è consacrata alla Vergine Maria. E' lei, la forte armatura dei combattenti, con la sua granitica fiducia nel Signore. E' lei il giglio che cresce fra le spine, la purezza che il male non riesce a ferire. In lei la gioia della fede, il senso di protezione. Maria è nostra madre; è lei che c'insegna il senso della maternità, dell'aver cura dell'altro. Ecco il senso della nostra consacrazione alla Vergine, dell'indossare l'abito o l'abitino (lo scapolare): sforzarci di vivere come ha vissuto lei la gioia di abbandonarsi alla volontà di Dio.

Stasera recitiamo i Primi Vespri della Solennità


In preparazione alla Solennità della b. Vergine del Monte Carmelo. Sui passi di Maria

 Con Maria per un cammino nello Spirito
secondo il carisma carmelitano

(da una catechesi di p. Alzinir  Debastiani ocd)


Possiamo essere certi, della presenza materna e orante di Maria nella Chiesa e nell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, finché come lei, ci doniamo al servizio del Regno.

Edith Stein nella sua riflessione sulla preghiera della Chiesa, così scrisse:

Riunita intorno alla silente Vergine orante, la Chiesa che stava formandosi, attendeva la nuova effusione promessa dello Spirito, che doveva vivificarla nella più intima chiarezza e nell’operosità esterna fruttuosa (Edith Stein, La preghiera della Chiesa).

 

E il magistero attuale della Chiesa ci presenta lo stile mariano dell’attività della Chiesa, che è in consonanza con la Regola del TOC (n. 34) e le Costituzioni dell’OCDS (n. 31).

“Vi è uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In lei vediamo che l’umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti. Guardando a lei scopriamo che colei che lodava Dio perché «ha rovesciato i potenti dai troni» e «ha rimandato i ricchi a mani vuote» (Lc 1, 52.53) è la stessa che assicura calore domestico alla nostra ricerca di giustizia. È anche colei che conserva premurosamente «tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Maria sa riconoscere le orme dello Spirito di Dio nei grandi avvenimenti ed anche in quelli che sembrano impercettibili. È contemplativa del mistero di Dio nel mondo, nella storia e nella vita quotidiana di ciascuno e di tutti. È la donna orante e lavoratrice a Nazaret, ed è anche nostra Signora della premura, colei che parte dal suo villaggio per aiutare gli altri «senza indugio» (Lc 1,39. Questa dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri, è ciò che fa di lei un modello ecclesiale per l’evangelizzazione”.(EG 288).

 

Parafrasando la Fratelli tutti, la quale dice che

“… come Maria, la Madre di Gesù, «vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità […] per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione». (FT 276).

E più avanti aggiunge il compito di vivere la fraternità aperta e inclusiva, secondo quanto lui presenta nell’enciclica, che per i cristiani questo:

“… cammino di fraternità ha anche una Madre, di nome Maria. Ella ha ricevuto sotto la Croce questa maternità universale (cfr. Gv 19,26) e la sua attenzione è rivolta non solo a Gesù ma anche al «resto della sua discendenza» (Ap 12,17). Con la potenza del Risorto, vuole partorire un mondo nuovo, dove tutti siamo fratelli, dove ci sia posto per ogni scartato delle nostre società, dove risplendano la giustizia e la pace.

 

Quindi accogliamo l’invito di Elisabetta della Trinità carmelitana scalza:

avviciniamoci alla Vergine tutta pura, tutta luminosa, affinché ci introduca in colui che essa penetra così profondamente, e la nostra vita divenga così una continua comunione, tutta un moto spontaneo verso Dio”. (Elisabetta della Trinità).

Accogliamo anche il pressante invito del B. Tito Bradsma carmelitano:

Noi dobbiamo cercare di somigliare a Maria, soprattutto perché riconosciamo la sua perfezione come la più alta che una creatura per grazia di Dio ha mai potuto raggiungere… la nostra devozione a Maria deve tendere a fare di noi quasi delle altre ‘Madri di Dio’, di modo che Dio sia concepito anche in noi e generato da noi”. (B. Tito Bradsma).

Infine e per concludere, accogliamo questa esortazione della Santa Madre Teresa di Gesù:

"Imitate Maria e considerate quale debba essere la grandezza di questa Signora e il beneficio di averla per Patrona" (Castello interiore, III, 1,3).

 

Salve, Madre della luce: Vergine che hai generato il Cristo e sei divenuta l'immagine della Chiesa madre. Fa che contemplando la tua bellezza con gli occhi del tuo Amatissimo Figlio, ti teniamo come modello e Madre; forma in noi in quella docilità alla grazia, finché scopriamo che anche noi siamo dei figli amati, templi viventi dello Spirito Santo, rigenerati a vita nuova nel Battesimo e chiamati alla libertà dell’amore che si dona nel servizio del Regno. AMEN.

 


In preparazione alla Solennità della b. Vergine del Monte Carmelo. Il S. Rosario recitato da Teresa di Los Andes

 Nel Diario di Santa Teresa di Los Andes la carmelitana scalza cilena morta  soli vent'anni che ricordiamo oggi, 13 luglio, descrisse il nonno materno che, ogni giorno, scorreva, pregando, la corona del suo Rosario e annotò che all'età di 7 anni il fratello le insegnò a  recitare il Rosario:  "Tutti i giorni Luigi mi invitava recitare il rosario e insieme facemmo la promessa di recitarlo tutta la vita. Ciò che ho fatto finora". 

Ciò che S. Teresa di Los Andes c'insegna non è una semplice devozione, ma l'affidare se stessa a Maria, ogni giorno, meditando, anzi interiorizzando la parola di Dio, come faceva lei.

Dopo la recita delle Lodi, dei Vespri e, se possibile della Compieta, previsti dalla nostra Promessa, potremmo imparare a fare la nostra mezz'ora di meditazione contemplando i misteri del S. Rosario.